In Tribunale a Milano si è tenuta questa mattina la sesta udienza del processo a Alessandro Impagnatiello, l’uomo che ha confessato l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, lo scorso 27 maggio nella loro casa di Senago. In aula sono stati ascoltati cinque testimoni dell’accusa e sono stati sviscerati anche i messaggi nella chat tra i due, oltre alle ricerche su internet dell’imputato dopo l’omicidio.
Si è sentita così, per circa un minuto, la voce della vittima in uno dei messaggi audio mandati all’amica e collega Sara. “Sono scioccata veramente, sono scioccata dalla vita che conduceva, dalle cose che ha fatto e mi ha detto”, raccontava la vittima riferendosi a Impagnatiello. I messaggi sono stati letti da Gianluca Bellotti, il militare che ha eseguito le copie forensi dei cellulari dei due giovani: “È stato un piacere Ale”, scriveva la ragazza il 9 maggio 2023 in seguito alla scoperta di un rossetto nell’auto del compagno e alla conseguente fine del loro rapporto. Impagnatiello rispondeva così nel tentativo di recuperare: “Amore, tu pensi di trovare felicità mettendomi da parte?. Vuoi dividerti da me con un bambino in pancia? Fai questi ragionamenti? Ma che madre sei?”. Come detto poi in aula, l’ultimo messaggio di Giulia risale alle 18.30 del 27 maggio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti la donna era stata avvelenata per mesi.
Durante la sesta udienza del processo il comandante della sesta sezione del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano ha raccontato anche l’incontro con l’imputato. Secondo l’uomo, poche ore prima del ritrovamento del corpo di Tramontano, Impagnatiello “si è recato nel nostro ufficio e consegnandoci il telefono. Era molto disponibile anche alle nostre richieste del pin e delle password. Si è mostrato freddo, non agitato“. Una tranquillità che è venuta a mancare pochi istanti dopo: “Ha avuto quasi un piccolo crollo, come se avesse capito che noi eravamo a conoscenza di tutta la realtà. Quella freddezza, quella serenità e quella calma che lo avevano contraddistinto, hanno vacillato”, ha raccontato Bellotti.
A seguire il processo c’erano anche i genitori della vittima, la madre Loredana Femiano e il padre Franco. Entrambi hanno chiesto ancora una volta giustizia e sui social hanno lanciato il loro grido attraverso post e storie. Tra i tanti messaggi spicca quello di Franco Tramontano, che ha pubblicato una foto della figlia con scritto: “Con il sorriso e la bontà di animo hai illuminato la vita di chi ti era vicino. Il tuo ricordo vivrà sempre nei nostri cuori, la tua luce continuerà a brillare nel cielo e il vento ci porterà il tuo profumo. Giulia, chiederemo giustizia per voi senza mai arrenderci. Il vostro assassino deve marcire in galera“. Adesso si tornerà in aula il prossimo 23 maggio con i Ris di Parma.