Il buono, emesso il 19 maggio 1987 e ritrovato casualmente in una vecchia scatola durante una riorganizzazione di famiglia, ammontava originariamente a 25 milioni di lire
Non è mai troppo tardi per sperare di incassare una cifra importante. Questo è ciò che ha scoperto la signora Anna L., classe 1913, originaria di Lanciano (Chieti) e residente a Roma, che a 110 anni ha trovato un vecchio buono postale fruttifero che oggi vale una fortuna. Il buono, emesso il 19 maggio 1987 e ritrovato casualmente in una vecchia scatola durante una riorganizzazione di famiglia, ammontava originariamente a 25 milioni di lire. Oggi, secondo i calcoli dell’associazione Giustitalia che assiste Anna, il suo valore attuale si aggira intorno ai 195.000 euro.
Tuttavia, quando Anna si è presentata alle Poste per riscuotere il buono, le è stato comunicato che il titolo di credito era prescritto e quindi non più valido, offrendole un calcolo molto più basso, poco più di 110.000 euro. La signora Anna, però, non si è data per vinta. Forte del supporto di Giustitalia, ha deciso di contestare la prescrizione e il metodo di calcolo utilizzato dalle Poste. Secondo l’articolo 2935 del Codice Civile, la prescrizione del buono inizia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere esercitato, che nel caso di Anna è il giorno del ritrovamento del titolo di credito. Prima di quel momento, Anna non era consapevole dell’esistenza del buono e quindi non avrebbe potuto agire per la sua riscossione.
Inoltre, l’associazione sostiene che i tassi di interesse applicati dovrebbero essere quelli originali stampati sul buono, e non quelli inferiori succedutisi negli anni. Le Poste, applicando una metodologia basata sull’articolo 7 del decreto ministeriale del 23 giugno 1997, hanno calcolato gli interessi annualmente al netto della ritenuta fiscale, una prassi che Giustitalia contesta basandosi sull’articolo 26 del Dpr 600 del 1973, che regola diversamente la maturazione e l’incasso degli interessi sui buoni fruttiferi postali.
Davanti a questa situazione, la tenace Anna L. ha deciso di intraprendere una battaglia legale, presentando un ricorso per decreto ingiuntivo al Giudice di Pace di Roma, chiedendo il rimborso di 195.000 euro. La sua storia è un esempio di come non sia mai troppo tardi per lottare per i propri diritti, specialmente quando si tratta di riconoscere il valore di quanto dovuto.