Mauro Coruzzi, in arte Platinette, piano piano sta riprendendo in mano la sua vita dopo l’ictus che lo ha colpito lo scorso anno. A 68 anni si è ritrovato ad affrontare due mesi di degenza in ospedale, logopedia e riabilitazione. Coruzzi ha sempre ringraziato il fisioterapista che era con lui quando ha avuto l’ictus: “Quando era arrivato per lui il momento di andarsene, io non riuscivo a salutarlo. Avevo perso improvvisamente la parola, ma non la coscienza. – ha dichiarato in una intervista a Vanity Fair – Mi venne da ridere. Ma lui, che è un fisioterapista e ha dimestichezza con questi problemi, ha capito immediatamente cosa mi fosse capitato. Al termine del percorso, ero in grado di parlare, ma solo in modo molto povero: ho continuato la terapia privatamente. Sono lontano dalla persona che ero. Fatico ancora anche con le scale, specialmente quando scendo (…) Oggi sto riprendendo in mano la mia vita, ma l’umore è ancora molto altalenante. Però ho fatto una scoperta preziosa ovvero la riabilitazione: mi ha fatto capire che qualsiasi essere umano può ricostruire pezzettino dopo pezzettino la propria identità.”.
Coruzzi è entrato a far parte dell’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale (A.L.I.Ce. Italia Odv): “Mi sembra non solo giusto, ma utile. Lo faccio anche perché mi serve: è una ulteriore spinta a non perdere tempo, ad affidarmi ai migliori esperti del settore. Oggi l’ictus colpisce chiunque, e a tutte le età: un tempo erano a rischio soprattutto gli ultracinquantenni, invece oggi lo sono anche i ragazzi, gli sportivi, le persone che fanno una vita salutare”.