Ci sono 27 gradi a Torino, come se fosse estate: 12mila persone sono scese in piazza per chiedere a Stellantis risposte chiare su occupazione e transizione ecologica.

Il cambiamento climatico c’entra poco con la crisi senza fine dell’automotive made in Italy. Questi 17 anni di cassa integrazione a singhiozzo lo dimostrano, anche gli operai iniziano a capirlo. “La rivoluzione dell’automotive”, condotta e realizzata dall’Associazione Economisti dell’Energia per Federmanager, prevede che entro il 2030 i veicoli elettrificati arriveranno a rappresentare oltre il 70% delle vendite in Europa e più del 40% negli Stati Uniti, mentre entro il 2026 il costo totale delle auto elettriche uguaglierà quello dei veicoli a combustione interna. Per questo, già da tempo, molte case automobilistiche europee hanno deciso di convertire la propria filiera verso un radicale passaggio all’elettrico, anche anticipando, in molti casi, le scadenze previste dalle normative dell’Unione europea.

Le tute blu sono arrabbiate per l’assenza di modelli e soprattutto perché vedono giorno dopo giorno l’abbandono di una storia ma soprattutto delle responsabilità di un intero settore. Vedono dietro agli investimenti più la voglia di coprire una fuga che la reale volontà di fare piena e buona occupazione.

Faccio la gran parte del corteo con i lavoratori dell’indotto. Con chi come i lavoratori della Lear gridano dignità. Hanno conquistato dopo le mobilitazioni un anno di cassa integrazione ma sanno che dopo gli ammortizzatori per loro rischia di esserci solo la chiusura di uno stabilimento gioiello. Ci sono gli ex lavoratori Maserati, oramai uniti ai 3000 operai di Mirafiori anche loro impegnati a singhiozzo tra contratti di solidarietà e cassa a zero ore. Loro ricordano ai giornalisti in cerca di storie che fino a qualche tempo si sentivano protetti dalla retorica e dai numeri confortanti del cosiddetto Polo del lusso. La Ghibli, la quattroporte. Tutte assemblate nel rinato stabilimento di Grugliasco Avvocato Giovanni Agnelli Plant (AGAP) messo in vendita su immobiliare.it.

Ci sono i più arrabbiati, gli operai della Delgrosso. Gridano ai megafoni che i loro filtri verranno fatti anche in futuro. Dicono che l’auto elettrica c’entra poco con il loro declino. Sono stati derubati dai loro stessi ‘prenditori’ pieni di debiti. Ma anche di commesse nel cassetto come i loro stipendi e tfr. Da anni seguiamo le loro vertenze, e sono contento di farmi un selfie solo con loro. Già i selfie.

Molti sono arrabbiati per quella foto sorridente del sindaco di Torino Lorusso e del Presidente di Regione Cirio candidato del centrodestra con Tavares. Il sindaco prova a spiegare a chi lo incontra che festeggiava l’arrivo di una nuova linea. Gli operai gli ribattono che senza modelli e la fine degli esuberi i sorrisi non sono graditi. La sfilata elettorale di Cirio è stata subito riconosciuta per quella che è: mera campagna elettorale, non condivisa da lavoratori e lavoratici, che lo hanno immediatamente fermato per ricordargli tutte le promesse non mantenute.

L’arroganza di questa dirigenza Stellantis non ha limiti: un intero Paese da anni attende risposte sul futuro produttivo e occupazionale dell’automotive, mentre gli stabilimenti vengono lasciati spegnere lentamente. Ma loro ancora una volta pretendono incentivi con le risorse della collettività, mentre spostano la produzione altrove. Hanno ragione le tute blu. Fanno bene a chiedere rispetto. E chiedere a tutte e tutti noi: da che parte stiamo.

Io, noi, non abbiamo dubbi. Dal referendum ricatto ad oggi non abbiamo mai creduto alle promesse di Fiat, Fca e oggi Stellantis. Crediamo ai numeri. Che sono duri come le mani della classe operaia. Servono 200.000 vetture. Serve cancellare le parole incentivi all’uscita, esuberi e cassa integrazione. Se da più di 10 anni non si sostistuiscono gli operai che vanno in pensione il disegno è chiaro.

Sebbene le auto circolanti in Italia siano passate da 39.545.232 del 2019 a 40.839.063 del 2023, innalzando il tasso di motorizzazione privata del Paese a 69 autovetture per ogni 100 abitanti, il nostro parco di autovetture (38,5 milioni) e di veicoli commerciali (3,97 milioni) è fra i più vetusti, insicuri ed inquinanti d’Europa con il 29 per cento delle vetture e il 47 per cento degli autocarri che hanno un’omologazione tra Euro 0 e Euro 3.

Numeri che indicano l’urgenza di politiche volte a svecchiare il circolante e aumentare l’infrastrutturazione per la mobilità sostenibile, dal momento che la media di colonnine di ricarica ogni 100 km è di 12,3 in Unione europea, Regno Unito e Paesi Efta. In Italia siamo a 7,9, in UK sono 17,6, in Germania 17,3, in Francia 10,2; numeri lontanissimi dai Paesi Bassi: 107,8, ovvero più di una a km.

Con la 600, la Topolino e la Panda elettrica volate all’estero non basta aggrapparsi alla 500 elettrica anche se avrà una nuova batteria. Serve inchiodare Tavares e la famiglia Elkann alle loro responsabilità. E mobilitarsi e continuare a lottare.

Lo avevamo fatto con la Marcia clima lavoro di febbraio, lo abbiamo ricordato oggi in questa giornata di sciopero, lo faremo ancora nelle settimane a venire perché a giugno non si vota solo per la Regione o le Europee, ma per che tipo di visione si vuole nell’automotive torinese e in Italia.

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