Una volta un professore di liceo, dovendo introdurre una lezione su Leonardo da Vinci disse che “si fa prima a dire ciò che non è stato il Genio, piuttosto che fare la lista di tutte le materie toccate dai suoi studi”. Tra queste une delle predilette fu sicuramente l’acqua e tutte le sua proprietà. Non a caso infatti in un manoscritto vinciano del 1490-1491 si legge che “Acqua è fra i quattro elementi il secondo men greve e di seconda volubilità. Questa non ha mai requie insino che si congiunge al suo marittimo elemento […]. Volentieri si leva per lo caldo in sottile vapore per l’aria. Il freddo la congela, stabilità la corrompe. […] Piglia ogni odore, colore e sapore e da sé non ha niente.[…]”. Insomma quasi cinque secoli e mezzo fa il Genio di Vinci aveva già capito quasi tutto sull’acqua e di come la si potesse gestire. A livello di documenti oggi lo sappiamo bene perché sui 36 fogli del Codice Leicester, di proprietà di Bill Gates, abbondano appunti, riflessioni, teorie e straordinari disegni per illustrare i concetti esposti e che riguardano la protagonista indiscussa del prezioso testo, ovvero l’acqua.
Fu probabilmente in occasione del viaggio di Leonardo a Milano (intorno al 1482, qui poi sarebbe rimasto per quasi un ventennio) che Da Vinci approfondì maggiormente i suoi interessi legati all’acqua, anche perché la città era già attraversata dai navigli e i dintorni erano solcati una rete di canali. Fu in quel periodo che si occupò delle bocche d’irrigazione, del canale per collegare l’Adda a Milano, delle conche di navigazione per superare i problemi legati ai dislivelli tra i vari corsi d’acqua, delle chiuse, dei ponti (compresi quelli girevoli per far passare le imbarcazioni di notevoli dimensioni), delle barche.
In effetti già da giovane, sempre in tema di idraulica, Leonardo aveva sognato di collegare Firenze al mare attraverso vari interventi di correzione del corso dell’Arno, così come si era reso conto che era possibile prosciugare la Palude Pontina deviando il corso del fiume che l’alimentava; senza contare che aveva pensato di utilizzare da piccoli canali per alimentare dei giochi d’acqua nella nuova residenza del Governatore di Milano Charles d’Amboise.
Di questo e di molto altro si parlerà a Firenze e a Milano che percorreranno insieme le orme del Genio. L’Ateneo fiorentino e quello milanese, che quest’anno celebrano entrambi il centenario dalla loro fondazione, organizzano congiuntamente due eventi dedicati al grande scienziato, inventore e artista. La biografia del genio – gli anni trascorsi a Firenze e il lungo soggiorno milanese – unisce, infatti, simbolicamente le due città e le due istituzioni.
Lunedì 15 aprile, giorno della nascita di Leonardo, l’Università di Firenze ospita in Aula Magna (ore 9,30 – piazza San Marco 4) una giornata congiunta di studi, intitolata “Nel segno di Leonardo: tra Firenze e Milano. Il progetto della conoscenza”, che sarà aperta dai saluti della rettrice Unifi Alessandra Petrucci e del rettore dell’Università di Milano Elio Franzini. I lavori saranno poi introdotti dal coordinatore del Comitato 100 anni Bernardo Sordi. “La poliedrica operosità dell’artista – spiega Emanuela Ferretti (Dipartimento di Architettura), che coordina l’iniziativa – è vivida testimonianza dell’osmosi fra Firenze e Milano, fra Quattrocento e Cinquecento, dipanandosi lungo articolate traiettorie culturali, economiche e sociali”. L’iniziativa, a cui partecipano docenti ed esperti nazionali, sarà un momento di confronto scientifico, con taglio interdisciplinare, su un tema molto frequente nelle ricerche di Leonardo: l’acqua, nelle sue molteplici declinazioni. Si affronteranno anche temi come la nascita del mito di Leonardo scienziato o le vicende della dispersione delle sue carte.
Il convegno fiorentino troverà un’ideale continuazione nell’iniziativa organizzata a Milano giovedì 2 maggio, giorno della morte del genio di Vinci, e dedicata al tema della scoperta. Un’occasione per unire fisica e botanica, sotto l’egida del pensiero visionario di Leonardo che, con la sua capacità di osservare la natura con occhio scientifico, ha fornito un terreno fertile per l’incontro tra queste due discipline. Fra i relatori Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale dell’Ateneo fiorentino, saggista e notissimo divulgatore anche in tv.