A Cortina stanno cominciando a capire quali saranno le ricadute, soprattutto edilizie, delle Olimpiadi invernali 2026. Le associazioni ambientaliste hanno manifestato attraversando il paese con cartelloni e striscioni che denunciano la colata di cemento che ha cominciato ad abbattersi sul centro turistico ampezzano. Ad ogni sosta, una specie di stazione di una via crucis laica, di cui la pista da bob di Ronco è diventata il simbolo. Quella che il governatore Luca Zaia ha definito “la pista più iconica del bob” rischia di diventare la più rappresentativa dello spreco e del disastro ambientale. Ma in questa cornice ci sono anche alberghi, case private, parcheggi, negozi e nuove funivie.
Pista da bob: “E’ un disastro”
“Qui stanno rovinando tutto, è un disastro. Sulla stradina passa un camion ogni cinque minuti, per tutto il giorno. I lavori di perforazione cominciano anche prima delle 7 e finiscono dopo le 22. Non ci sono solo gli alberi abbattuti, il cantiere aperto: chi pensa agli animali a cui tagliano la via nel bosco per andare a bere?”. Cristina Lacedelli porta un cognome famoso, visto che suo padre fu il conquistatore del K2, nel luglio 1954. Adesso vive un calvario quotidiano, appena iniziato. La Pizzarotti di Parma ha aperto da due mesi il cantiere per costruire la pista fortissimamente voluta dal ministro Matteo Salvini e i lavori proseguiranno fino all’ottobre 2025. Lo scenario, alle pendici di ciò che rimane del bosco di Ronco, è impressionante. Il fiabesco laghetto del Bandion, con una sorgente naturale che sgorga dalla roccia, a cui si abbeveravano i cervi, è circondato dai recinti. Dove c’erano i larici secolari, sono rimasti in piedi pochi tronchi spennacchiati. “Ma tra un po’ cominceranno a cadere anche questi – assicura con amarezza Silverio Lacedelli, esperto forestale – è già accaduto con la pista da sci dei mondiali, perché non c’era più il bosco a proteggerli”. Le pendici della montagna sono trasformate in una distesa di terra mossa e in una pista percorsa dalle betoniere. È evidente che siamo soltanto alle fasi preliminari, visto che le interferenze con le reti luce, gas, acqua e telefoni non sono ancora state spostate. “Siamo in ritardo di almeno due mesi” assicura Silverio Lacedelli.
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Giorgetti preoccupato
I ritardi sono un argomento spinoso per il governo. Non è un caso se il ministro leghista Giancarlo Giorgetti da Predazzo lancia l’allarme: “Il tempo corre e noi dobbiamo correre più veloci del tempo, poi gli atleti faranno la loro parte nel 2026. È un appello che rivolgerò in ogni sede pubblica. Finora siamo andati lenti, ora dobbiamo correre più veloci del tempo”. Sembra un’ammissione di impotenza: per far fronte agli impegni serve un miracolo. Lo ha capito Luana Zanella, deputato di Alleanza Verdi Sinistra, che ha rimarcato: “Il ministro Giorgetti, già in passato freddo di fronte al progetto, chiede conto oggi dello stato dei lavori, mostrando preoccupazione per una conclusione rovinosa per la nostra reputazione e le finanze pubbliche. È importante la mobilitazione del coordinamento delle associazioni ambientaliste per manifestare l’indignazione della società civile per questa opera faraonica iniziata con la devastazione di un bosco secolare che, alla fine, potrebbe essere l’unica eredità di una prepotenza voluta da tre uomini Salvini, Zaia e il presidente del Coni, Giovanni Malagó”.
L’ex stazione al privato
Non è un caso se il corteo degli ambientalisti si è fermato davanti all’ex stazione di Cortina, che si trova ai piedi del Faloria. Attualmente ci sono alcuni edifici pubblici e un grande piazzale per il parcheggio. L’area si sta per trasformare in un gigantesco cantiere, soltanto che a beneficiarne saranno i privati. È questa la denuncia del Comitato civico di Cortina, che ha raccolto più di 500 firme a sostegno di una petizione, un dissenso che un mese fa si è manifestato rumorosamente durante il consiglio comunale. Già una parte è recintata perché un albergatore sta rifacendo ex novo (“Ristrutturazione e valorizzazione turistica”) l’ex hotel Ampezzo. La parte più consistente è costituita da un bando da 231 milioni di euro che scade il 15 aprile. Prevede l’alienazione ai privati di una fetta importante della proprietà comunale, con la costruzione di abitazioni, un albergo, garage sotterranei e negozi. Il Comitato ha presentato un ricorso al Tar: “Chiediamo al sindaco Gianluca Lorenzi di ristrutturare senza fare speculazione edilizia e senza vendere i terreni comunali. – spiega la presidente Marina Menardi – Il bando è pieno di imprecisioni, a cominciare dalla mancanza dell’approvazione della variante da parte del consiglio provinciale. È un’operazione che fa bene a pochi privati e male al pubblico”. L’ex sindaco Roberto Gaspari: “Mi viene da piangere al pensiero che l’ex Stazione sia data in mano alle speculazioni. Nel 1987 l’area fu permutata con lo Stato, a cui andarono terreni comunali per costruire caserme”. Dietro all’operazione del partenariato pubblico-privato c’è una società trevigiana, la Pool Engineering di Mareno di Piave, fondata da Antonio Cancian, ex parlamentare ed europarlamentare del Popolo delle Libertà.
Un’altra funivia sui prati e nel bosco
Pool Engineering si ritrova in un altro progetto che allarma. Giovanna Cenier, presidente di Italia Nostra Belluno, denuncia. “Si parla poco di un altro scempio, la proposta di partenariato pubblico privato per un nuovo sistema integrato di mobilità intermodale da oltre 100 milioni di euro. Si vuole collegare con una cabinovia di cui non si sente il bisogno l’ex Polveriera (con parcheggio) fino a Socrepes, passando per i meravigliosi prati di Mortisa, dove si vorrebbero installare 11 piloni”. Un argomento che scotta e che sicuramente interesserà la Sovrintendenza ai beni ambientali del Veneto.