I direttori dei servizi generali amministrativi (i cosiddetti “dsga”) delle scuole alzano la testa. Non ci stanno ad essere esclusi dal bando per dirigenti scolastici e non ne vogliono sapere del recente contratto firmato perché – a detta loro – riduce il loro livello professionale, li obbliga ad assumere responsabilità senza essere retribuiti e blocca ogni futuro concorso pubblico a loro riservato a seguito dei previsti passaggi di categoria per un numero imprecisato di assistenti amministrativi facenti funzione da dsga senza titolo. “Con cento venti colleghi – ci spiega Alberico Sorrentino, il presidente dell’associazione di categoria – abbiamo intrapreso un’azione legale dal forte impatto anche sindacale per far emergere in maniera chiara l’illogicità di un sistema di reclutamento della dirigenza scolastica che esclude la possibilità di partecipazione per noi”.
I direttori si sentono squalificati dal Governo, nonostante il loro impegno. Mentre il dirigente scolastico, infatti, è quasi sempre un ex docente in materie umanistiche o scientifiche, i dsga, in particolare gli assunti con il concorso del 2018, hanno competenze altamente specialistiche e magari una laurea in giurisprudenza oppure in economia e commercio; va da sé che le competenze in materia di appalti, contratti, acquisti, contabilità, ricostruzioni di carriera su sentenza non possono che far capo a quest’ ultimi. In molti casi, nonostante gli atti amministrativi rechino la firma del preside in qualità di rappresentante legale dell’istituzione scolastica, il lavoro viene il più delle volte delegato in toto alla figura del direttore amministrativo.
Un esempio ce lo fa proprio una di loro ,che ha chiesto di rimanere anonima: “Il Decreto inter- ministeriale 129/2018 parla di redazione del programma annuale da parte del dirigente in collaborazione con il dsga, ma di fatto viene scritto completamente e interamente da noi proprio per la mancanza di competenze economiche e giuridiche in capo al preside come accade per tutti gli altri adempimenti amministrativi e contabili elencati”. Premesse che non giustificano l’esclusione dal bando per diventare capi d’istituto. Ma non solo. I dsga sono pronti a inondare il ministero di ricorsi per impugnare davanti al Giudice del lavoro gli articoli dell’ultimo Ccnl firmato (Uil a parte) dai Confederali. I punti che contestano i direttori amministrativi sono diversi.
Il primo: “Questo contratto – spiegano – comporta uno schiacciamento verso il basso di tutto il personale Ata e dei dsga in particolare che cambiano fittiziamente solo il nome in “eq” ovvero “elevata qualificazione” cancellando di fatto l’area intermedia dei coordinatori amministrativi e tecnici che dovrebbero supportarci nella gestione degli adempimenti organizzativi giornalieri”. Seconda questione non di poco conto: fino a ieri il titolo di studio richiesto per l’accesso al profilo dei dsga era la laurea specialistica ora basterà quella triennale. Altra questione: l’aumento di responsabilità che viene richiesta, come quella di risultato, alla quale non corrisponde alcun riconoscimento economico così come l’obbligo delle reggenze per assenze superiori a novanta giorni per i titolari dgsa di altre scuole, anche questo senza alcuna ricompensa economica come invece avviene nel caso dei dirigenti scolastici.