“Non c’è opera che non si ritorca contro il suo autore: il poema annienterà il poeta, il sistema il filosofo, l’avvenimento l’uomo d’azione”. E Xabi Alonso il Bayern Monaco. Quel giorno diventato con il tempo sempre più improbabile, tanto da far perdere le sue tracce nell’immaginario collettivo, è arrivato. Il Bayer Leverkusen ha vinto la Bundesliga, spezzando un dominio che durava da oltre un decennio. Il Bayern, infatti, aveva messo le mani sul primo degli undici Meisterschale (il nome del trofeo assegnato ai campioni di Germania) nel 2013 e, fino a ora, non le aveva più staccate. A rompere l’incantesimo capace di anestetizzare il campionato tedesco fino a renderlo scontato è stato un mix di fattori, dall’invecchiamento della rosa bavarese ai problemi del centrocampo, esplosi sotto la gestione Thomas Tuchel. Un’altra ragione sta nell’allenatore dei nuovi vincitori, appunto Xabi Alonso, fenomenale nel dare forma all’avversario più forte dai tempi del Borussia Dortmund di Jürgen Klopp. Colui che ha chiuso la carriera proprio in Baviera, spargendo gli ultimi sprazzi di classe, si è ritorto contro la dinastia di cui ha fatto parte, come da comandamento di Emil Cioran.
Bayern appassito – Tuchel, entrato a marzo 2023 al posto dell’esonerato Julian Nagelsmann, ha già annunciato che al termine della stagione lascerà la sua panchina di comune accordo con il club. Le due parti non si sono mai sintonizzate veramente e l’allenatore una volta vincitore della Champions League è soprattutto colpevole di non aver valorizzato a pieno le risorse a sua disposizione, arricchite da un mercato estivo in cui sono arrivati Harry Kane e Kim Min-jae. La svolta non c’è stata, però Tuchel ha pagato più colpe di quelle avute effettivamente, perché si è trovato di fronte una rosa con un’età media passata da 23.7 anni del 2019 a 26.7. Un numero ottimo nel complesso, ma che nasconde l’anzianità sportiva dei singoli calciatori chiave. Manuel Neuer e Thomas Müller hanno rispettivamente 38 e 34 anni, mentre Serge Gnabry, Joshua Kimmich e Leon Goretzka vedono da vicino la soglia dei 30 (compreso lo stesso Kane che ne farà 31). Se si considera che sette degli undici calciatori che hanno iniziato la finale di Champions League contro il Psg del 2020 sono ancora titolari oggi, emerge una certa riluttanza del Bayern a sostituire le stelle che un tempo l’hanno portata sull’Olimpo e che hanno fatto fatica a mantenere i vecchi standard. Alcuni di questi inoltre, fra cui Gnabry, Coman e De Ligt, sono stati colpiti costantemente dagli infortuni lungo tutto il corso della stagione, rendendo ancora più difficile il lavoro del tecnico che si è trovato spesso davanti alla necessità di aggiustare il puzzle a causa dei pezzi mancanti.
Cercasi numero 6 – Se il Bayern Monaco, con il miglior attacco del campionato, è in cima a pressoché tutte le statistiche offensive (tiri tentati, tiri nello specchio, expected goals), lo stesso non si può dire per quelle difensive. I bavaresi hanno subìto oltre 30 gol e rimediato sei sconfitte in Bundes: per trovare un numero peggiore bisogna tornare alla stagione 2011/2012, quando furono sette. Su questi dati pesa la scarsezza di interpreti nel reparto, visto che fino a gennaio erano solo tre i difensori centrali a disposizione (poi saliti a quattro con l’arrivo di Dier) per affrontare tre competizioni, ma mai quanto il rendimento del centrocampo targato Tuchel. L’allenatore si è lamentato di non avere “un numero 6 che pensa a proteggere in difesa” perché Kimmich non è mai stato un giocatore adatto per lui. Non è un caso quindi che il Bayern sia terz’ultimo in campionato per contrasti riusciti nella trequarti difensiva, per numero di duelli aerei vinti e addirittura penultimo nel numero di palloni bloccati. Sotto la lente di ingrandimento sono finiti in particolare il già citato Kimmich, da cui Tuchel non ha avuto le prestazioni che sognava, e Goretzka, anche lui sottotono rispetto alle precedenti stagioni quando si parla di recuperi e contrasti. Ecco come la mancanza di protezione in mezzo al campo ha influito non poco sul crollo di una tirannia che sembrava non conoscere più la parola fine.
Un vero avversario – Della squadra magnifica quale il Leverkusen di Xabi Alonso si è già parlato tanto, ma resta una delle ragioni, se non la principale, del ribaltone in Bundesliga. La squadra di proprietà della multinazionale farmaceutica è stata costruita con intelligenza, ha talento in ogni reparto del campo e in mano a un condottiero brillante come lo spagnolo ha abbandonato la crisalide per diventare farfalla. Il Bayer si è trasformato in un avversario formidabile, senza alcun dubbio il più forte dal Dortmund di Klopp in grado di lottare per anni con i bavaresi. Ma la sua destrutturazione ha creato un vuoto che non è stato colmato da nessun altro e dentro cui è sprofondato anche il gigante della Baviera, addormentatosi piano piano senza un nemico al suo livello. Solo quattro squadre senza il nome Bayern Monaco avevano oltrepassato quota 75 punti in classifica in una stagione della Bundes da 34 gare: il Borussia Dortmund versione 11/12 (81), 15/16 (78), 18/19 (76) e 10/11 (75). Adesso ci è riuscito anche il “Neverkusen”, fresco campione di Germania.