FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana, che da qualche tempo a questa parte con numeri, cifre e quant’altro la tocca veramente piano, ci ha appena fatto sapere che, in quanto a dischi di platino, se continua di questo passo Sfera Ebbasta a breve doppierà letteralmente il Re del Pop Michael Jackson: un re, stando alle certificazioni FIMI, senza più trono alcuno da quando il trapper italiano ha infatti raggiunto quota 200 dischi di platino, laddove Jackson, tra singoli e album, si ferma appena a 140: dilettantello!

Non solo, perché oltre ai giganti del passato anche quelli del presente annichiliscono dinanzi le mirabolanti certificazioni italiche: Taylor Swift, la più famosa e importante cantante dei nostri giorni, di platini ne incassa appena 73. A Roma si direbbe che a Sfera Ebbasta je spiccia casa.

Quello del trapper sarebbe però solo l’ultimo di una lunghissima serie di stratosferici successi che la discografia italiana da ormai diverso tempo e per mezzo di una stampa molto critica, attenta, preparata e analitica (ahahah), annuncia a tutto spiano e a reti unificate: tutti traguardi sonoramente certificati da FIMI.

Ori e platini cadono a pioggia come se non ci fosse un domani, tanti e tali da fare impallidire tutti i più storici record di settore, quelli dell’epoca in cui i dischi esistevano davvero, si vendevano davvero e per davvero facevano guadagnare vagonate di denari. Ecco perciò che urge come non mai inaugurare una nuova rubrica, uno spazio che si occupi più da vicino di tutti questi incredibili successi, mirabolanti traguardi, inediti record. Una rubrica i cui titoli potrebbero essere molteplici, e perciò vi invito ora a votarli, a dire la vostra, a scegliere il migliore o a proporne eventualmente di altri e ancor più congeniali.

Inizio perciò dai seguenti: FIMI nel paese delle meraviglie; Le mirabolanti certificazioni di FIMI; Banconote da 3 euro, platini di FIMI e altre solide realtà; I pesci di Cristo, i platini di FIMI e altre prodigiose moltiplicazioni; Platini di FIMI e dove trovarli; FIMI Jones alla ricerca del platino perduto; La certificazione inFIMIta.

È del resto più che giusto creare uno spazio ad hoc per dare nota di tutti i prodigiosi successi del periodo più aureo dell’intera storia musicale italiana, quello che ha assistito al dimezzarsi dei ricavi, quello che ha visto il licenziamento della stragrande maggioranza della forza lavoro di settore, quello che inerme ha registrato l’azzeramento delle vendite ma che in quanto a certificazioni vive una vera e propria primavera (lisergica). Certificazioni che, nell’epoca dello stream e delle vendite zero, fanno ancora curiosamente riferimento a un oggetto oramai reperibile nei soli musei oltre che nelle collezioni dei tanto vituperati boomer, il disco: non solo FIMI, ma gli enti certificatori tutti continuano a parlare di dischi, d’oro, di platino, di rame, di caucciù.

Ma dove? Ma quali? Ma perché? Ma ‘ndo stanno sti dischi? Le parole sono importanti, avrebbe detto un buona volta Nanni Moretti, ma non senza prima aver assestato un sonoro ceffone. Paff!

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