“Fra un po’ se ne andrà pure il cavallo“. La battuta, su X, è del senatore del Pd Filippo Sensi e fotografa le reazioni delle opposizioni alla notizia che Amadeus lascerà la Rai per andare a lavorare sul Nove, il canale del gruppo Discovery. “Quando una casa diventa inospitale il problema è della casa non di chi va via” aggiunge Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Pd. Il riferimento è allo stillicidio di addii alla tv pubblica che nel corso dei mesi ha avuto i volti – alcuni storici per viale Mazzini – di Fabio Fazio, Corrado Augias, Lucia Annunziata, Massimo Gramellini. Sulla Rai ormai da settimane, se non da mesi, si sono addensate le polemiche centrate sul fatto che questo esodo di star sia dovuto anche al nuovo spoil system che ha trasformato la tv pubblica dopo l’insediamento del nuovo corso politico. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, interpellata sul tema proprio oggi al Vinitaly, risponde lasciando la domanda sospesa: “Io penso che i cittadini lo possono giudicare se c’è un controllo sulla Rai”.

Intanto il campo progressista non molla. “Non conosco le motivazioni personali di Amadeus ma pongo problema della casa – dice Ruotolo parlando all’agenzia LaPresse -. Poi Amadeus è un investimento vita natural durante, non credo sia una questione economica, è che la casa gli sta stretta, ci sta male”. In più, dice il giornalista che ha fatto televisione per anni al fianco di Michele Santoro, “parliamo sempre delle star ma quelli sono gruppi di lavoro, squadre di talenti, professioni. Prendo atto di questo declino aziendale, parliamo di prestigio e autorevolezza, è una situazione veramente pesante. Siamo preoccupati”. Per Ruotolo “la Rai è un bene prezioso per il Paese, ma oggi non lo è più perché è teleMeloni ma non canto vittoria se perde pezzi non sono capaci e si lasciano scappare i pezzi pregiati, ma è un problema di tutti. Ci sono storie e professionalità, talenti messi a rischio. La storia del nostro Paese è legata alla Rai”. Un concetto sottolineato anche da Peppe De Cristofaro, capogruppo del Misto in Vigilanza Rai e esponente di Verdi-Sinistra. “Un colpo durissimo per la Rai” aggiunge Dolores Bevilacqua, componente M5s della vigilanza Rai che sottolinea la perdita sotto il profilo dei successi di ascolto di Amadeus e quindi dei relativi introiti pubblicitari. “E’ un servizio pubblico che fa fatica rispetto a competitor che operano sul mercato da media company moderne – continua Bevilacqua – con piani industriali pluriennali di ampio respiro e con processi decisionali scevri da influenze esterne. Questo è l’aspetto su cui è necessario riflettere approfonditamente ed anche con velocità, anche in vista di una riforma che assicuri alla Rai risorse adeguate e certe, oltre che un intervento sulla governance. Riforma che con l’avvento del Media Freedom Act europeo non è più procrastinabile”.

La maggioranza, per il momento, nicchia. “Non commento le scelte di un’artista, ognuno è libero di fare quello che vuole” dice Augusta Montaruli, deputata di FdI e vicepresidente della commissione di Vigilanza, parlando a LaPresse. “La Rai ha risorse infinite, grazie di tutto ad Amadeus e auguri per il futuro” aggiunge Gianni Berrino, collega di partito e di Vigilanza. Tolto un Amadeus, se ne fa un altro, pare di capire. Così dice per esempio Unirai, il sindacato fondato da poco in “concorrenza” a Usigrai. “L’addio di Amadeus? Ne arriveranno altri. È la logica del mercato e siamo sicuri che l’artista sarà riconoscente a questa grande azienda. Noi siamo concentrati sul tema vero che è quello della libertà sindacale e della par condicio tra le varie sigle. Su questo dovrebbero essere sensibili tutte le forze democratiche”.

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