Nuova tegola sul centrosinistra pugliese, già scosso da tre inchieste nelle ultime settimane. L’ultima indagine, questa volta della Procura europea, vede coinvolto l’assessore al Bilancio del Comune di Bari, Alessandro D’Adamo, al quale il sindaco Antonio Decaro ha subito revocato la delega. D’Adamo – che siede nella giunta in quota Sud al centro, lo stesso movimento dell’ex assessora regionale Anita Maurodinoia – e altre due persone sono accusati, a vario titolo, di truffa aggravata per il conseguimento di erogazione pubbliche ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Stando alla ricostruzione del pubblico ministero Francesco Testa – delegato su Roma per la Procura europea, che è avvalso degli accertamenti del Nucleo Pef della Guardia di finanza di Bari – attraverso alcuni enti di formazione da loro amministrati i tre avrebbero beneficiato di contributi europei erogati nell’ambito del programma “Garanzia giovani”. Oggi sono scattate le perquisizioni – domiciliari e nelle sedi degli enti a Bari, Altamura, Lecce e Andria – ma i fatti affondano le loro radici anche all’epoca pre-Covid, con contestazioni che spaziano dal 2019 al 2022. Nel mirino degli inquirenti ci sono 9 milioni di euro di fondi erogati dalla Regione Puglia nel ruolo di gestore intermedio delle risorse europee.
D’Adamo, legale rappresentante della società di formazione Kronos, è indagato insieme alla sorella Annalisa (referente di una ditta individuale che forniva le docenze agli enti di formazione) e Danilo Cicchetti, legato alle società di formazione. La Guardia di Finanza ha compiuto perquisizioni presso i domicili degli indagati e gli uffici degli enti di formazione. Le indagini, quindi, non riguardano l’attività assessorile di D’Adamo. Durante le perquisizioni, tuttora in corso, i finanzieri hanno sequestrato documentazione amministrativa e contabile. Le società indagate per la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche sono tre: Kronos, Sinergia e Kronos II che hanno sedi a Bari e, in un caso, anche in alcuni comuni della provincia.
Dopo aver appreso dell’inchiesta, il sindaco di Bari, sottolineando che l’indagine riguarda “la sua professione”, ha revocato la delega a D’Adamo: “L’esercizio di importanti funzioni pubbliche quali quelle di assessore deve essere privo di qualsiasi sospetto – ha spiegato il sindaco – È un dovere nei confronti dei cittadini e consente agli interessati di potersi difendere liberamente”. La valanga di inchiesta che sta coinvolgendo uomini e amministrazioni di centrosinistra è iniziata lo scorso 26 febbraio, con 130 arresti per scambio politico-mafioso alle elezioni del 2019.
Vennero arrestati l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri (avvocato, in carcere) e sua moglie Maria Carmen Lorusso, consigliere comunale di maggioranza, e il ministero dell’Interno ha poi predisposto l’invio della commissione di accesso agli atti che dovrà decidere sullo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose. Il 4 aprile, l’arresto di Sandro Cataldo, marito dell’assessora regionale ai Trasporti Maurodinoia, anche lei indagata e costretta alle dimissioni. Quindi una settimana più tardi i domiciliari decisi per l’ex assessore regionale Alfonsino Pisicchio, fedelissimo di Michele Emiliano indagato per corruzione e turbativa d’asta. Tutte vicende che hanno ingarbugliato la scelta del candidato sindaco del campo progressista per le elezioni comunali in programma a giugno.