“Qualcuno dovrebbe spiegare agli israeliani che non è carino bombardare le sedi diplomatiche. Qualcuno dovrebbe avere una voce nei confronti di Israele”. È il commento pronunciato nella trasmissione In altre parole (La7) dall’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, poche ore prima della rappresaglia iraniana nei confronti dell’attacco israeliano a Damasco.
D’Alema critica duramente la condotta israeliana per i massacri a Gaza e l’eccessiva tolleranza della comunità internazionale: “La solidarietà a Israele c’è sempre quando viene aggredita. E la nostra solidarietà è molto forte, visto che gli israeliani prendono le armi dagli americani e il sostegno economico dall’Europa. Questo ci darebbe titolo per dire agli israeliani che non è una reazione accettabile quella di massacrare decine di migliaia di civili e di bambini. E Biden – continua – non lo sta dicendo con la forza necessaria. Questa tolleranza dell’Occidente non fa il bene di Israele e favorisce, tra l’altro, le forze che in Israele non sono certamente le migliori. Se l’Europa facesse valere il suo peso economico e se gli americani dicessero agli israeliani che se continuano a uccidere civili e bambini non mandano più armi, questo avrebbe il suo peso su Israele. Continuare con gli appelli non serve a niente“.
D’Alema parla anche del suo recente viaggio a Pechino, dove ha partecipato al Terzo Forum Internazionale sulla Democrazia: “I cinesi non sono contenti della guerra in Ucraina. Questo conflitto li disturba. A mio giudizio, non avevano tenuto in conto questa guerra. Pensate che poche settimane prima dell’invasione russa la borsa di Shangai aveva acquistato la borsa di Kiev, perché pochi sanno che il principale partner economico dell’Ucraina non era l’Occidente ma la Cina. Quindi, l’invasione russa è qualcosa che non era nei loro programmi, né nei loro interessi”.
E svela la confidenza di un importante politico cinese, di cui non fa il nome: “Mi ha detto: ‘Sai qual è il grande problema che abbiamo? È che le due grandi potenze del Novecento, Usa e Russia, che stanno declinando, non sanno fare altro che guerre: Afghanistan, Iraq, Cecenia, ora Ucraina. E quindi ci ritroviamo continuamente una catena di guerre che non risolvono nessun problema’”.