Più che pensare a correre e saltare, “dobbiamo stare attente a non scoprire il sesso”. In poche parole la campionessa del salto in lungo Tara Davis-Woodhall ha sintetizzato il disagio che molte atlete hanno provato vedendo il nuovo design dei body della Nike presentati a Parigi, che saranno indossati durante le Olimpiadi 2024 nella capitale francese. La forma dell’indumento e la marcata differenza con quello maschile hanno scatenato molte polemiche. “Troppo sgambate e succinte, accentuano l’attenzione sul pube”, ha dichiarato anche Lauren Fleshman, ex campionessa americana di mezzofondo.
L’accusa principale è che sia stata fatta una distinzione sessista, puntando a scoprire il più possibile il corpo delle atlete. Mentre per gli uomini la scelta è ricaduta su un normale pantaloncini attillato. Non è così per la Nike, che ha replicato chiarendo due aspetti. Il primo: nessuna atleta sarà obbligata a indossare quel body alle Olimpiadi di Parigi, visto che ci sono anche altri modelli a disposizione. Secondo: stando alla versione della multinazionale, il body è stato realizzato pensando a migliorare la prestazione delle atlete in pista. Un ricerca della performance perfetta che passa anche dall’utilizzo di materiali ultraleggeri che riescono a “catturare l’aria e distribuirla mentre il piede è in movimento, in modo da dare più efficienza e protezione all’atleta nel momento in cui è più stanco”.
Nel mondo dello sport e dell’atletica, però, l’attenzione è sempre più focalizzata anche su altri aspetti. “Il periodo mestruale non è più un tabù“, ha sottolineato ad esempio Tanya Hvizdak, responsabile del Global Women’s Sport Marketing, come riportato da Repubblica. Anche nel vestiario, quindi, ci deve essere attenzione a questo aspetto: “In tante atlete ci chiedono di pensare a dei modelli che tengano conto del ciclo”. Una problematica che non riguarda solo i body di atletica, ma anche altre discipline: si pensi ad esempio alle gonne delle tenniste, che a Wimbledon devono essere rigorosamente bianche.