Tutto come previsto: il senatore dei “fratellastri” ha ritirato l’emendamento che prevedeva di reintrodurre il carcere per i cronisti. Gli avranno spiegato che proprio non si poteva fare, che sarebbe stato disattivato in sede europea e dai tribunali.
Ora, dopo tanto sacrificio, punteranno al bersaglio vero: l’approvazione di un testo che resta pessimo e che, comunque, prevede multe sempre più pesanti contro croniste e cronisti. I più colpiti saranno i precari, quelli che non hanno un contratto e un editore, quelli che spesso indagano su mafie, malaffare, corruzione.
Nel frattempo, a Messina e a Padova siamo già passati dai bavagli al fermo di polizia, ora mancano le manette. Due cronisti sono stati fermati, portati in questura, senza avvocato, senza conoscere le accuse, forse la loro sola presenza disturbava. Tra poco saranno definite le zone vietate a croniste e cronisti, zone a “traffico costituzionale limitato”.
Bisogna reagire non solo a colpi di indignazione, ma anche reclamando l’approvazione di sanzioni a carico dei molestatori dell’articolo 21 della Costituzione, denunciando ogni abuso e ogni prevaricazione.
Tra qualche giorno sarà il 25 aprile, sarà il caso di portare su tutte le piazze anche la voce di chi difende il pensiero critico e contrasta bavagli e manette. Non si tratta di solidarizzare con i giornalisti, ma di difendere la Costituzione dai nemici di sempre, dai nipoti di quelli che rastrellavano gli ebrei e gli oppositori insieme ai nazisti.
Meglio farlo subito.