Proseguono le proteste degli studenti universitari, culminate nel pomeriggio di lunedì 15 aprile con l’occupazione del rettorato dell’Università degli studi di Milano. La protesta si inserisce nel solco delle precedenti occupazioni delle altre università italiane, contro il bando di collaborazione scientifica con Israele. Il blitz a Milano è avvenuto dopo che il Senato Accademico previsto per domani 16 aprile, viene spiegato nella pagina Instagram di Milanoinmovimento, è stato spostato online. Le studentesse e gli studenti dell’ateneo milanese chiedono alle autorità accademiche, come si legge negli stessi striscioni esposti nella sede di Via Festa del perdono, una presa di posizione sul massacro in corso a Gaza. L’occupazione si è conclusa nella serata con “in mano una vittoria”, spiegano in una nota gli studenti: “Grazie alla mobilitazione abbiamo ottenuto un incontro pubblico con l’attuale rettore Franzini e il futuro rettore/rettrice entrante. Nei prossimi giorni verrà calendarizzato precisamente, ma non avverrà oltre il 25 aprile”.
Nei volantini distribuiti a studenti e visitatori – in questa giornata numerosi a causa del Salone internazionale del mobile e della settimana delle lauree – i partecipanti avevano spiegato la loro posizione e invitano il rettore a incontrare la “popolazione studentesca” per un “confronto sul massacro a Gaza” e per “costruire una solidarietà accademica“. Nello striscione esposto nel cortile settecentesco dell’Università, inoltre, gli studenti invitavano l’ateneo a prendere posizione e invocano lo “stop al genocidio”.
“Oggi come student* dell’università statale di Milano scegliamo di denunciare chi chiude gli occhi davanti al genocidio in corso a Gaza – si legge nel volantino firmato dal collettivo Rebelot – Non possiamo più tollerare che l’amministrazione di questa università non prenda posizione riguardo al massacro senza precedenti del popolo palestinese, che fa seguito a 75 anni di politiche di occupazione, apartheid e pulizia etnica, popolazione che viene costantemente minata da tentativi di rimozione dalla memoria e dallo scenario globale”.
Gli studenti della Statale nella nota a commento dell’occupazione conclusa hanno citato i colleghi dell’Università Federico II di Napoli, ricordando che “solamente unendo le nostre voci arriviamo a questi risultati. Questa mobilitazione nasce dall’esigenza da parte della comunità studentesca di una presa di posizione decisa della governance universitaria. Dopo più di 30.000 morti in Palestina, è inaccettabile questo silenzio istituzionale complice del genocidio in atto: pretendiamo che si assuma pubblicamente questa responsabilità”. “In analogia con quanto avvenuto nei giorni scorsi all’università di Napoli Federico II – conclude il comunicato – ci si impegna a organizzare con la comunità studentesca e con le rappresentanze degli studenti un incontro, aperto a tutte le voci, e a tutti comunicato, sulla situazione e sulla connessa crisi umanitaria in Palestina, a seguito del conflitto”.