Accordo finalmente raggiunto. Ostacoli superati. Dopo mesi di trattative non privi di colpi di scena è arrivata la nomina condivisa da tutti. Fortunato Ortombina, attualmente alla guida della Fenice di Venezia, sarà il nuovo sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano, designato dal primo settembre di quest’anno. Ma l’attuale sovrintendente Dominique Meyer non farà le valigie subito alla scadenza del suo mandato il primo di marzo del 2025. Godrà di un’estensione di contratto fino al primo agosto. E con lui rimarrà in carica, fino al 2026, anche il direttore musicale Riccardo Chailly. Poi al suo posto subentrerà Daniele Gatti.
Non è stato facile, per i vertici di uno dei templi internazionali della lirica, della sinfonica e del balletto, arrivare a una linea condivisa con il ministero della Cultura. Spiega Beppe Sala, sindaco di Milano e presidente della Fondazione scaligera, che in cda è stata una scelta all’unanimità. Ma specifica: “Al contempo hanno espresso la volontà di riconoscere una proroga di contratto a Meyer”. Per i seguenti motivi: uno di attestazione di stima, il riconoscimento del suo operato, fra l’altro anche nei delicati anni di pandemia. L’altro di carattere pratico: sarà ancora lui a chiudere il bilancio 2024 e a portare avanti parte della programmazione del 2025.
La proroga di Meyer di cinque mesi dovrà essere ratificata dal nuovo cda (visto che quello in corso scadrà a febbraio) mentre sembra già decisa la proroga dell’incarico a Riccardo Chailly fino a metà del 2026. In pratica, la prima del 7 dicembre 2024, con “La forza del destino” di Verdi, sarà ancora diretta dal maestro e anche altri titoli successivi. In seguito il testimone della direzione musicale passerà a Gatti, attualmente impegnato al Maggio Musicale Fiorentino.
Chi è Fortunato Ortombina? Nato a Mantova, classe1960, è diplomato al conservatorio di Parma e vanta un lungo curriculum come professore d’orchestra. Ha già lavorato alla Scala dal 2003 al 2007 come coordinatore artistico. In quell’anno ha lasciato Milano per diventare direttore artistico della Fenice dove dal 2017 è stato nominato sovrintendente. Spetterà a lui decidere anche se la Scala vorrà avvalersi di un direttore artistico e di un direttore generale, quest’ultima figura, che Meyer ha cancellato dopo il pensionamento della direttrice Maria Di Freda potrà essere ripristinata.
“Fino a che c’è Meyer la struttura organizzativa non cambia di una virgola” ha però puntualizzato Sala, ammettendo di aver comunque suggerito a Ortombina l’opportunità di ripristinarla. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, in uno dei colloqui privati con il sindaco, aveva espresso la sua visione sull’opportunità di porre fine alla prassi del ruolo unico, anche questa a suo avviso di derivazione estera. Come quella dei sovrintendenti stranieri: “Dopo Stéphane Lissner, Alexander Pereira e Dominique Meyer alla Scala torna finalmente un italiano e questo accade appena qualche mese dopo la consacrazione dell’arte del canto lirico a patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco”, ha commentato. Per il ministero, che versa ogni anno oltre 30 milioni di euro all’ente lirico milanese, si apre una nuova fase.
L’intesa, raggiunta dopo una trattativa serrata fra il sindaco Beppe Sala e il ministro della Cultura si è conclusa con la nomina di Ortombina e l’estensione del contratto a Meyer (una nota del sottosegretario Gianmarco Mazzi recitava “Le proroghe rischiano di frenare il rilancio del sistema”) fino a poco prima del compimento dei suoi 70 anni, evitando così di violare il decreto che impone il limite anagrafico per i dirigenti delle fondazioni lirico-sinfoniche. Anche se lo stesso Sala ha tenuto a precisare che quella norma non riguarderebbe il Piermarini, dotato di autonomia gestionale. La nomina di Ortombina è la soluzione-compromesso. Tiene insieme l’indicazione del Governo di cambiare rotta e la volontà del Comune, dei soci privati e degli artisti di garantire una continuità al dirigente Meyer per portare a termine il suo lavoro eccellente, segnato dal drammatico biennio dell’emergenza Covid.
Ortombina incarna tutte le richieste del ministero: ha l’età perfetta, ha avuto incarichi in teatri importanti, dal Regio di Torino al San Carlo di Napoli fino alla Fenice di Venezia prima come direttore artistico e poi, dal 2017, come direttore artistico e sovrintendente. Non solo: è molto apprezzato dal centrodestra. Anche per le sue aperture alla Fenice a Beatrice Venezi (che vuole essere chiamata “direttore d’orchestra”) e ad Alvise Casellati, figlio della ministra per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati. Soprattutto, dopo l’avvicendarsi di tre stranieri, è italiano. La sua nomina dovrebbe avvenire nella prossima seduta del consiglio, al momento fissata per il 29 aprile.