di Michele Campisi* e Leandro Janni**
Si è recentemente concluso, a cura dell’Ordine degli architetti e del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi di Agrigento, il concorso per il restauro e la valorizzazione del Teatro greco di Heraclea Minoa. L’esito ha favorito il progetto che configura una radicale ristrutturazione dell’antica fabbrica che rimarrà obliterata da una sovrapposta struttura “avveniristica”.
Il presidente della Regione Siciliana, comunque, non ha dubbi: “Il teatro antico di Eraclea Minoa sarà salvato. Con l’individuazione del vincitore del concorso di idee indetto dal Parco della Valle dei Templi, questo gioiello che oggi rischia di scomparire, logorato dalle intemperie e da un intervento di restauro archeologico conservativo errato, tornerà a nuova vita. Grazie al progetto vincitore verrà realizzato un “tetto-giardino” per coprire i resti dell’antico teatro, proteggendo l’area dagli agenti atmosferici e dall’azione del tempo, senza ostacolare la vista dell’antica cavea. Sono previsti anche il riallestimento dell’Antiquarium, la sistemazione degli ingressi all’area archeologica e al parcheggio, gli spazi per i servizi al pubblico, un nuovo bookshop e un punto ristoro, oltre all’illuminazione a led per la fruizione notturna. Una idea moderna di fruizione e conservazione, della bellezza di questo luogo unico e fragilissimo, che va tutelato e promosso nel mondo intero”.
Noi di Italia Nostra qualche dubbio lo abbiamo, pur apprezzando l’attenzione e le risorse profuse per la tutela e la valorizzazione del teatro greco risalente al V secolo avanti Cristo e che fa parte dei 40 siti gestiti dal Parco archeologico di Agrigento. Certo, la Regione Siciliana si è attivata a seguito del sequestro giudiziario del 2021 posto in essere dalla Procura di Agrigento, così come si sta attivando, per nuovi e necessari interventi di restauro, per la splendida Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, a seguito delle recenti, clamorose denunce giornalistiche. Diciamolo.
Ma torniamo al teatro di Eraclea Minoa. A vincere il concorso finalizzato alla tutela e valorizzazione del teatro greco di Eraclea Minoa è stato, a nostro parere, il progetto peggiore: quello più invasivo e che meno rispetta il monumento e il paesaggio. L’unica parte del teatro che resta visibile viene confinata all’interno di una grande vetrina che decontestualizza il reperto escludendolo dal suo peculiare contesto.
La precedente soluzione, finalizzata a proteggere i conci costituiti da calcareniti marnose in disgregazione con un improvvido rivestimento in plexiglas e perspex, determinò l’ulteriore alterazione dei materiali del Teatro di Heraclea. Il progetto vincitore del concorso prende atto, oggi, di una irrisolvibile riconversione del materiale in forme più resistenti, sigillandolo alla sua originaria quota e fabbricandovi sopra una nuova cavea che permette, attraverso delle finestrature, la visione di alcune parti dell’originale e proseguendo poi come una sorta di tetto attrezzato. Più oltre compaiono poi dei nuovi volumi funzionali all’uso di attività ludiche.
E’ evidente: il progetto non si è propriamente posto un quesito di “restauro” come forse avrebbe dovuto in tutta la sua enorme complessità quale un concorso di idee di architettura – strumento oltreché disciplina in sé impropria al caso – e dunque non è stato in grado di elaborare e risolvere l’oggetto del concorso nella dovuta “scientificità”. Il risultato proposto, dunque, sembra più profilarsi al tema di uno di quei centri commerciali hi-tech che ad un paesaggio così pieno di emozioni.
Proprio il paesaggio appare uscirne letteralmente sconvolto. Disperso il senso più rappresentativo del Koilon che dalla collina digrada verso il mare, spirito di una immutabile appartenenza della forma al contesto delle morfologie naturali e al territorio. A questo punto (e per paradosso) sarebbe stato meglio prevedere lo smontaggio pezzo per pezzo dell’originale struttura, dopo il consolidamento della materia, e il trasporto e la custodia in un museo. E prevedere la collocazione al suo posto di una “copia” in materiali più resistenti atti ad accogliere una riutilizzazione per gli spettacoli teatrali.
Italia Nostra auspica quindi una riconsiderazione del programma edilizio di così vasto impatto e nel ritorno a una meno avventurosa creatività che abbia rispetto di una “episteme” ben consolidata di una disciplina come il restauro, fatta di precise nozioni scientifico-tecniche e di altrettanti contenuti umanistici.
*Segretario generale di Italia Nostra
**Presidente regionale di Italia Nostra Sicilia