Solo una limatura: anche i dati definitivi dell‘Istat confermano ciò che era emerso dalle stime preliminari. A marzo l’inflazione ha rialzato la testa: l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, è salito dell’1,2% su base annua, da +0,8% nel mese precedente. La stima preliminare era +1,3%. In compenso frena la dinamica del ‘carrello della spesa‘, cioè il paniere dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano, che rallenta da +3,4% a +2,6%.
L’accelerazione dell’indice generale “riflette l’attenuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici (-10,8% da -17,3% di febbraio), sia per la componente regolamentata che non regolamentata”, fa sapere l’istituto di statistica. “Un sostegno all’inflazione si deve inoltre all’accelerazione dei prezzi dei servizi relativi al trasporto (+4,5% da +3,8%)”, cosa che le associazioni dei consumatori legano ai rialzi messi in campo dalle compagnie aeree in occasione della Pasqua. “Di contro, i prezzi dei prodotti alimentari non lavorati mostrano anche a marzo un rallentamento (+2,6% da +4,4%)”. L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +2,3%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera da +2,6% a +2,4%.
Visto che i prezzi dei beni registrano una flessione meno marcata (da -0,9% a -0,2%) e quella dei servizi è in lieve accelerazione (da +2,9% a +3%), cala il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+3,2 punti percentuali, dai +3,8 di febbraio).
L’indice è invece stabile mese su mese grazie al fatto che la crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti dovuta anche a fattori stagionali (+1,5%), dei beni energetici regolamentati (+0,7%) e dei beni non durevoli (+0,4%) è controbilanciata dalla diminuzione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-1,9%) e degli alimentari non lavorati (-0,8%).