Un trojan inserito nell’account di Swift, ovvero di quello che viene considerato come il Whatsapp delle banche, ha permesso di risalire ad un’operazione bancaria di 12 milioni di euro. Soldi “hackerati”, come li definiscono gli indagati di oggi, ovvero soldi della mafia riciclati e inviati in Germania, in una filiale della Deutsche Bank di Francoforte. Soldi poi da fare rientrare in Sicilia.
Ma come? È questo il grande inghippo e per risolverlo “i mafiosi palermitani Michele Micalizzi, Vincenzo Lo Piccolo, Salvatore Lotà e Salvatore Marsalone, utilizzando come tramite Michele Mondino, si erano rivolti a Salvatore Angelo, affinché questi, che agiva con la costante collaborazione di suo figlio Andrea e di Giuseppe Burrafato, concludesse alcune sofisticate operazioni di trasferimento di ingenti somme di denaro di provenienza illecita”, scrive la giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio, nell’ordinanza in cui dispone l’arresto in carcere di 6 persone e di 5 ai domiciliari.
Tra questi ultimi c’è Salvatore Angelo, 75 anni, troppo grande per andare in carcere, dal quale era uscito nel 2019 dopo essere stato arrestato nel 2012 perché considerato membro della famiglia mafiosa di Salemi, alle dirette dipendenze di Matteo Messina Denaro, a nome del quale si era infiltrato nell’affare delle energie rinnovabili. Tutti sono accusati a vario titolo di mafia, riciclaggio, turbativa d’asta, trasferimento fraudolento di valori e ricettazione.
Secondo l’accusa sono infatti riusciti a riciclare grosse somme di denaro dei clan mafiosi palermitani grazie a imprenditori compiacenti ed esperti della finanza. Questo emerge dall’indagine dei carabinieri di Trapani, coordinati dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm, Pierangelo Padova, Gianluca De Leo e Bruno Brucoli.
Nell’indagine, che ha portato anche a 12 avvisi di garanzia, sono finiti personaggi storici della mafia di Salemi, fedeli alleati dell’ultimo boss stragista, accusati di aver ripulito milioni di euro e di aver stretto una solida alleanza con le ‘ndrine calabresi. E proprio nel 2019 iniziano le manovre per recuperare i soldi dalla Germania. Un viaggio prima a Roma e poi a Francoforte per ottenere le veline e movimentare i soldi, rivolgendosi a personaggi “ambigui, attivi nel settore dei trasferimenti internazionali di denaro”.
Il 4 dicembre 2019 era stato effettuato un trasferimento di 12 milioni di euro dal conto di un istituto di credito tedesco, una filiale di Francoforte della Deutsche Bank. L’organizzazione avrebbe anche cercato di acquisire, reinvestendo denaro sporco, 12 punti vendita della Coop Sicilia, un affare poi sfumato, nonché di riciclare lire fuori corso per conto della ‘ndrangheta e di ripulire il denaro di Calogero John Luppino, il re delle scommesse clandestine online, altro fedelissimo dell’ex latitante.
“A Palermo come anche nella provincia di Trapani la grande distribuzione alimentare soggiaceva al controllo di Cosa nostra. Anzalone e i Palmieri (in carcere da oggi, ndr) ipotizzavano che i supermercati a marchio Coop senza una protezione delle cosche mafiose sul territorio di Palermo e di Trapani avrebbero potuto subire dei danneggiamenti a seguito di incendio”. Diceva Anzalone: “Cominciano a prendere fuoco i supermercati”. E Francesco Paolo Palmeri gli rispondeva: “Sono convinto che qua succede un bordello, scoppia una bomba, ora iniziano a prendere fuoco i supermercati, ora ti faccio vedere io cosa succede”. L’indagine ha svelato anche una turbativa d’asta della gara sulla gestione dell’erogazione dell’energia elettrica a Favignana. Il bando riguardava la realizzazione di quattro linee di distribuzione in media tensione, truccato perché a vincerlo fossero due società di Mazara del Vallo.