Ogni giorno un amministratore pubblico italiano viene aggredito o minacciato. Sono infatti 315 gli atti intimidatori, di minaccia e violenza rivolti nel 2023 contro sindaci, assessori, consiglieri comunali e municipali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica Amministrazione. Per essere precisi, uno ogni 28 ore. E negli ultimi 14 anni gli atti intimidatori sono stati 5.300, vale a dire 385 l’anno, più di una al giorno.
Lo rende noto Avviso Pubblico, la rete degli enti locali contro le mafie e la corruzione, nel rapporto annuale “Amministratori sotto tiro“, presentato oggi a Roma. Gli episodi di violenza e minaccia registrati sono leggermente diminuiti rispetto al 2022, quando furono 326 (-3,5%), comunque lontani dal picco del 2018 (574). Questi numeri restano comunque “un indicatore inaccettabile per una democrazia”, ha affermato Roberto Montà, presidente di Avviso Pubblico ed ex sindaco di Grugliasco, alle porte di Torino.
Da ormai 14 anni, il rapporto “Amministratori sotto tiro” sgombra il campo da un equivoco diffuso: le mafie intimidiscono gli amministratori locali e i funzionari pubblici, certo, ma non sono l’unico aspetto del problema. Nel 26% delle intimidazioni sono stati protagonisti singoli cittadini, magari contrariati da un provvedimento o delusi dalla mancata soddisfazione di una richiesta. Precisato questo, il 21% dei casi si registra in Comuni che in un passato più o meno recente sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose.
Rispetto all’anno scorso, le intimidazioni aumentano al Centro-Nord (dove sono il 39% del totale nazionale), in particolare nelle regioni del Centro e del Nord-Est, ma la regione con più casi è la Calabria: 51 (+21% rispetto al 2022). Seguono Campania, Sicilia e Puglia, ma tutte con episodi di intimidazione in calo.
In queste quattro regioni , Avviso pubblico registra la metà esatta dei casi censiti, mentre con 20 episodi la Toscana svetta nel Centro-Nord, a pari “punteggio” con la Sardegna per le Isole, con un aumento dei casi del 20% in entrambe le regioni. Chiudono le prime 10 posizioni Lombardia e Veneto (19), Piemonte ed Emilia-Romagna (17).
Stringendo ancora di più l’obiettivo, è Cosenza la provincia con più atti di violenza e minacce in un anno, ben 30, che la portano a superare quella di Napoli (21), al primo posto l’anno scorso. Nella graduatoria provinciale seguono Palermo (12), Torino, Foggia e Reggio Calabria (9).
Amministrare al Sud e al Nord fa correre rischi diversi. Gli incendi, quest’anno la prima tipologia di minaccia al Sud e nelle Isole (un caso su quattro), non figurano neppure fra le cinque tipologie più frequenti nel Centro-Nord. Dove invece spiccano le intimidazioni via social network (40%), residuali invece nel Centro-Nord e nelle Isole.
Guardando all’Italia nel suo complesso, per la prima volta le minacce verbali e le telefonate minatorie risultano essere le tipologie di intimidazione più utilizzata (17% dei casi), seguita da incendi (15%, in leggero calo), invio di lettere, biglietti e messaggi minatori (14,5%, stabile) e l’utilizzo dei social network (13%, in aumento). I casi di minacce dirette e indirette che hanno visto coinvolte le donne sono stati il 17% del totale.
Per la prima volta, e a ridosso dalle elezioni europee, il rapporto “Amministratori sotto tiro” guarda anche all’Europa, in collaborazione con Acled, organizzazione non governativa che monitora gli scenari di conflitto e violenza internazionale. Secondo Acled, sono 263 gli atti di violenza (non sono censite le minacce) rivolti nel 2023 contro gli amministratori locali in Europa (216 nei Paesi Ue, 47 nei Paesi extra Ue). Il Paese più colpito è la Francia, con 127 casi censiti, più del doppio di quelli registrati in Italia nello stesso anno (63). L’Italia aveva ininterrottamente mantenuto il primato tra il 2020 e il 2022. A seguire Grecia (12, contro i 5 del 2022), Germania (6) e Cipro (4).
I dati europei mettono in evidenza due fenomeni, segnala Avviso Pubblico. Il primo è l’aumento delle azioni di massa, in particolare in Francia, dove gli amministratori locali sono spesso oggetto di contestazioni violente. Il secondo riguarda la prevalenza della natura anonima degli attacchi agli amministratori locali, il che “conferma una pratica intimidatoria persistente in molti paesi dell’Ue”.