Il governo, in Commissione Giustizia del Senato, ha chiesto il rinvio dell’esame del disegno di legge sulla diffamazione. Dopo le polemiche dei giorni scorsi sugli emendamenti presentati dal relatore Gianni Berrino (Fdi) che prevedevano il carcere fino a 4 anni e mezzo e che sono stati poi ritirati, la presidente leghista della Commissione Giulia Bongiorno aveva convocato una riunione di maggioranza per fare il punto. E sembrava si fosse trovata un’intesa puntando tutto sul “titolo e la rettifica”, ma senza prevedere la detenzione. Il governo, invece, oggi ha chiesto di rinviare perché “c’è bisogno di altri approfondimenti”.

Sul disegno di legge hanno espresso preoccupazioni anche le associazioni internazionali. Per Reporter senza frontiere si tratta di “un passo indietro per l’Italia”. E l’Ordine dei giornalisti, anche dopo il passo indietro sul carcere, ha ribadito che non mancano criticità all’interno per le limitazioni alla libertà di stampa. La Corte costituzionale ha già stabilito l’illegittimità di prevedere la detenzione per i giornalisti che sono colpevoli di diffamazione e da anni si attende un intervento del Parlamento per modificare la normativa. Finora senza risultato perché la politica non riesce (o non vuole) a trovare un accordo.

A chiedere un confronto sono le opposizioni, a partire dal Partito democratico. “Nei giorni scorsi”, ha dichiarato il dem Alfredo Bazoli, “avevamo denunciato le nostre preoccupazioni per gli emendamenti del relatore, che ripristinavano il carcere per i giornalisti e minacciavano pesantemente la libertà di stampa. Prendiamo atto che sono stati ritirati, e ci auguriamo ora che la richiesta di ulteriore approfondimento da parte del governo sia il preludio di un confronto più costruttivo. La legge che riforma la punibilità della diffamazione non può trasformarsi nell’ennesimo tentativo di condizionamento dell’informazione, ma deve anzi essere l’occasione per garantire insieme al diritto alla reputazione anche la libertà dei giornalisti”.

Ma sul tema non mancano le divisioni anche all’interno della stessa maggioranza. Forza Italia ad esempio, è sempre stata contraria al carcere (invece sostenuto da Fdi). E chiede invece di insistere su altri punti del provvedimento. “Nessuno intende toccare l’articolo 21 della Costituzione”, ha detto oggi l’azzurro Maurizio Gasparri. “Il tema vero e lo dico non solo da parlamentare ma anche da giornalista professionista da quasi 40 anni, è l’efficacia delle rettifiche e del ripristino della reputazione. Nelle leggi c’è scritto che le rettifiche e le smentite vanno pubblicate con la stessa evidenza. Il tema è questo”.

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