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Gli strani incroci della famiglia Sammartino: lo zio deciderà sullo scioglimento per mafia di Bari, il nipote sospeso da vice-governatore

Uno strano incrocio sull’asse Bari-Palermo, tutto interno alla famiglia Sammartino. Protagonisti Luca Sammartinoesponente della Lega e vice-presidente della Regione Siciliana, sospeso dalle sue cariche per un anno nell’inchiesta su corruzione e voto di scambio della procura di Catania – e suo zio Claudio Sammartino, prefetto in quiescenza che fa parte della commissione di accesso nominata dal Viminale che sta valutando le eventuali infiltrazioni mafiose al Comune di Bari per decretarne o meno lo scioglimento.

Insomma, mentre il nipote leghista – ras delle preferenze e già coinvolto in due inchieste – viene accusato di corruzione aggravata ed è costretto a lasciare i banchi della giunta guidata da Renato Schifani, lo zio è stato scelto dalla prefettura di Bari per fare luce sull’amministrazione dopo gli input arrivati dal ministero guidato da Matteo Piantedosi, sollecitato a sua volta nelle settimane precedenti dai maggiorenti pugliesi dei partiti di governo. Da quanto risulta, tra zio e nipote non c’è consuetudine di rapporti, ma soltanto delle frequentazioni familiari.

Secondo quanto scrive il giudice per le indagini preliminari di Catania, Sammartino “ha la capacità di incidere pesantemente sulle scelte dell’amministrazione comunale di Tremestieri Etneo, basti pensare alle imposizioni di voto” nei confronti di due consiglieri comunali nonché alla “sua condivisione del progetto che coinvolgeva Santi Rando, Pietro Cosentino e Mario Ronsisvalle che avrebbe alterato le regole di una onesta competizione elettorale, progetto alla cui realizzazione ha collaborato attivamente traendone anche benefici personali”, oltre a un “intervento con i funzionari regionali fondamentale per l’illecito risultato avuto di mira”.