C’è un filo sottile che lega insieme quasi tutti i club che si contenderanno un posto nelle semifinali di Europa League. Soltanto che non è poi così semplice da vedere. Per accorgersene bisogna leggere in controluce, sforzarsi di osservare la filigrana su cui sono stampate le distinte ufficiali. Perché quelli che si giocheranno stasera sono sostanzialmente i quarti di finale degli scarti del Chelsea. Sono dappertutto. Nella Roma. Nel Milan. Nell’Atalanta. Nell’Olympique Marsiglia. Nel West Ham. Addirittura nel Liverpool. Giocatori diversissimi fra loro che si sono ritrovati a vestire e a svestire la maglia blu, anzi, dei Blues, per i motivi più disparati. Il campionario è così vasto da sembrare quasi sconfinato. Ci sono tutti.

Giovani promettenti che non sono riusciti a rispettare le premesse. Abbagli clamorosi. Presunti colpi di mercato che si sono rapidamente trasformati in flop. Pedine utilizzate come strumento per incassare sterline dal calciomercato o come merce di scambio per arrivare ad altre giocatori. Ma anche calciatori di primo livello spediti in prestito pur di disfarsi del loro ingaggio. Vedere le sfide di andata dei quarti di Europa League è stato un po’ come sfogliare l’album di ricordi del Chelsea. Perché quasi tutti gli esuberi dei blues sono diventati pedine importanti per altri club. In questo senso la sfida fra Milan e Roma è stata quasi paradigmatica. Il Diavolo, che non ha potuto mandare in campo Tomori (17 presenze e un gol nelle sue due esperienze con il club londinese), è una squadra che questa estate aveva deciso di affidare la sua crescita e le sue speranze di gloria a due innesti importanti come Pulisic (98 presenze col Chelsea e 20 gol) e Loftus-Cheek (103 gettoni, 8 reti e una stima tendente praticamente sconfinata da parte di Maurizio Sarri). Senza dimenticare ovviamente Olivier Giroud (17 centri in tre anni e una rete decisiva nell’Europa League vinta nel 2019), che a Milano è diventato il terminale perfetto per la squadra rossonera con tre stagioni tutte in doppia cifra.

Discorso piuttosto simile per la Roma, che tre anni fa aveva deciso di investire una quarantina di milioni per portare nella Capitale Tammy Abraham, uno che nelle giovanili del Chelsea ci era cresciuto e che dopo i prestiti a Bristol City, Swansea e Aston Villa era tornato alla base segnando 21 reti in 56 partite di Premier League. Per non parlare di Romelu Lukaku (36 presenze e 8 reti nelle sue tre presenze in blu), il colpo estivo che doveva garantire il ritorno dei capitolini in Champions League e che i Friedkin erano andati a prendere a Londra con il loro aereo privato.

Ma praticamente ogni squadra può vantare qualche ex Chelsea. L’Atalanta che ha strapazzato il Liverpool per 3-0 lo ha fatto anche grazie a Zappacosta (26 partite in un biennio con il Chelsea) e Pasalic (che però con il club di Londra non ha mai esordito in prima squadra), mentre i Reds, a loro volta, possono contare su uno come Salah, meteora sotto la gestione Mourinho poi esplosa alla Fiorentina e alla Roma. E ancora il West Ham ha sotto contratto Kurt Zouma ed Emerson Palmieri, quasi 230 presenze in due con la maglia blu, mentre l’Olympique Marsiglia si è accaparrato Pierre-Emerick Aubameyang, attaccante con Borussia Dortmund, Arsenal e Barcellona che lo scorso anno si era misteriosamente accasato nella City. Il dato è singolare. Perché nei quarti di finale dell’Europa League si stanno sfidando 11 giocatori con un passato più o meno recente a Stamford Bridge.

Una casualità che però si porta dietro anche un’altra considerazione. Dal 30 maggio 2022, ossia da quando Abramovic ha venduto il club a un consorzio guidato da Todd Boehly, il club ha bruciato un miliardo di euro sul mercato ottenendo un dodicesimo e un (momentaneo) nono posto in classifica. Gli assegni staccati dalla proprietà sono stati pingui: 121 milioni per Enzo Fernández, 80 per Wesley Fofana, 70 per Mudryk, 65 per Cucurella, 38 per Koulibaly. E ancora: 116 per Moises Caicedo, 62 per Romeo Lavia (1 presenza in Premier per via degli infortuni) e 60 per Christopher Nkunku. Una bulimia di mercato che ha costretto il club a svendere alcuni giocatori per far posto ai volti nuovi. E che proprio per questo ha fatto comodo, eccome, alle società italiane, che hanno potuto acquistare (ma anche prendere in prestito) giocatori importanti a prezzi non particolarmente esosi. Un discorso che vale un po’ per tutta la Premier League. Basti pensare che Smalling, autore di una partita sontuosa nel quarto di finale di andata, era stato scartato nel 2019 dal Manchester United, mentre Angelino, che si sta pian piano inserendo nello scacchiere di De Rossi era stato scaricato dal City e aveva giocato con Lipsia, Hoffenheim e Galatasaray. Il caso più interessante è quello di Scamacca, acquistato nel 2022 dal West Ham per 36 milioni di euro e ceduto all’Atalanta un anno dopo per 25. Piccolo dettaglio: l’attaccante romano ha messo a segno due dei tre gol con cui la Dea ha schiantato il Liverpool. E forse per le italiane si è aperto un nuovo modo di fare mercato.

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