La portata globale di quanto sta avvenendo in Palestina e dintorni è stata ben colta da Naomi Klein in un suo recente intervento pubblicato da Internazionale di questa settimana: la paura di perdere i propri privilegi spinge “i nostri governanti a raggiungere la loro unità senza precedenti per affermare l’essenza del loro sistema di valori: e cioè che la ragione è sempre dalla parte del più forte”.

Non è certamente un caso che la dominazione brutale e crudele di Israele sui palestinesi, che dura ininterrottamente da quasi ottanta anni, costituisca l’ultimo episodio del colonialismo occidentale che ha inflitto danni tremendi a tutta l’umanità per oltre due secoli. Se l’Occidente perdesse anche quest’ultimo avamposto e se i palestinesi dovessero godere gli stessi diritti alla vita e alla sicurezza degli israeliani, si tratterebbe davvero di uno smacco indigeribile per le grette e avide classi dominanti del capitalismo occidentale. Ecco perché nessun governante statunitense o europeo alza un dito per porre fine al genocidio in atto e perché continua a rifornire lo Stato genocida fondato sull’apartheid di armi micidiali indirizzate prioritariamente alla soppressione di donne e bambini, alla distruzione di ospedali, scuole, luoghi di culto, abitazioni civili, in una parola allo sterminio di un popolo, o di una sua parte consistente, in quanto tale.

Questa è la base dell’evidente complicità dell’Occidente con Netanyahu, una figura all’altezza dell’attuale fase di rovinosa e distruttiva decadenza del dominio occidentale che rischia di portarci tutte e tutti nel baratro della catastrofe nucleare.

C’è sicuramente anche un elemento di follia nella condotta di Netanyahu. Ma si tratta di una follia molto lucida, volta a salvaguardare ad ogni costo il suo potere personale, messo in discussione da tempo all’interno stesso della società israeliana, insieme alla sopravvivenza di uno Stato basato sull’occupazione militare di territori non suoi e l’apartheid largamente praticato sia al suo esterno che al suo interno. Uno Stato che costituisce attualmente il principale fattore di destabilizzazione e il principale pericolo di guerra su scala globale. Uno Stato che costituisce da decenni il principale violatore seriale del diritto internazionale e ha sempre costantemente goduto di totale immunità grazie ai suoi protettori, primo fra tutti gli Stati Uniti d’America.

Il bombardamento dell’Ambasciata dell’Iran a Damasco ha costituito solo l’ultimo di tali episodi. l’Occidente non è alieno da comportamenti del genere. Si pensi all’attacco all’ambasciata cinese a Belgrado il 7 maggio 1999 durante la guerra del Kosovo. Vero è che in tale occasione il governo statunitense sostenne ipocritamente che tale bombardamento, che uccise tre cittadini cinesi, era avvenuto per errore. Tesi giustamente sempre respinta dalla Cina. Stavolta l’arroganza criminale di Israele è tale che il bombardamento è stato rivendicato con orgoglio. Perché dunque stupirsi della reazione iraniana?
L’Occidente impronta tutti i suoi comportamenti all’ipocrisia, alla bugia e al doppio standard, che costituisce la negazione di ogni possibile disciplina giuridica delle relazioni internazionali. Si veda la recente dichiarazione dell’attuale Segretario britannico agli Esteri David Cameron, il quale da un lato definisce “sconsiderato” l’attacco iraniano e dall’altro afferma che i Paesi in simili casi hanno il diritto a una “forte reazione”.

L’Occidente sta annegando in questo abisso di falsità e di ipocrisia e sempre più si spinge a negare elementari diritti alla libertà di opinione e di informazione, come dimostrato dal doloroso e clamoroso caso di Julian Assange. In prima linea in questa crociata liberticida c’è il governo tedesco, che ancora una volta perde l’occasione per stare sul lato giusto della storia.

Non mancano tuttavia voci fuori dal coro, come quelle dei veterani israeliani che stanno percorrendo Stati Uniti e Canada per esporre i motivi dell’opposizione all’occupazione che costituisce la causa fondamentale del conflitto in corso. Tali voci vanno moltiplicate e rafforzate a dispetto della repressione in corso. Occorre rafforzare le ragioni del diritto, appoggiando i ricorsi alla Corte internazionale di giustizia e quelli alla Corte penale internazionale, così come l’esposto alla Procura di Roma e la diffida al Ministero degli Esteri per la fornitura di armamenti ad Israele che presentiamo in questi giorni con vari avvocati ed associazioni come il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED) e l’European Legal Support Center.

Le minacciose dichiarazioni di Netanyahu non lasciano troppi dubbi rispetto alle prospettive future. L’Europa muta e asservita a Nato, Stati Uniti e Israele scivola sempre più nel baratro dell’autodistruzione. Per fermare questo cammino suicida occorre rimettere profondamente in discussione, come insegna Naomi Klein, tutto l’ingiusto sistema che da secoli domina il mondo facendo affidamento sempre e comunque in ultima istanza al proprio strapotere militare sempre più vacillante.

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