Fabio De Iaco, presidente della Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza: "Resta come un macigno il problema della reale attrattività della sanità pubblica, soprattutto per quanto riguarda le discipline più disagevoli e meno remunerative"
Novità in vista per i giovani medici specializzandi. Dopo il lavoro sugli emendamenti svolto dalla commissione Bilancio, la Camera ha votato la fiducia sul disegno di legge di conversione del decreto Pnrr. In cui sono state inserite anche misure che mirano a ridurre il fenomeno dei gettonisti, i costosi medici delle cooperative private a cui gli ospedali sono costretti a ricorrere a causa della drammatica carenza di personale. Tra le novità introdotte c’è un emendamento che agevola l’assunzione degli specializzandi negli ospedali, una norma auspicata da mesi dai sindacati di categoria e dalle associazioni di giovani medici. Si tratta di una sorta di potenziamento del decreto Calabria: gli specializzandi che vincono un concorso potranno completare il percorso di specializzazione nella struttura nella quale hanno preso servizio – anche se è esterna rispetto alla rete formativa del loro ateneo -, aspettando l’automatica assunzione a tempo indeterminato, senza alcuna scadenza temporale.
Il decreto Calabria stabiliva, infatti, che i medici specializzandi, a partire dal secondo anno di corso, possano partecipare ai concorsi banditi dalle aziende sanitarie alla ricerca di personale. Coloro che risultano vincitori del concorso ottengono un contratto a tempo determinato, con la garanzia di vederlo tramutato automaticamente in uno a tempo indeterminato al conseguimento del titolo di specialità. Un provvedimento pensato per introdurre il prima possibile giovani lavoratori all’interno dei reparti degli ospedali e rimpolpare, così, le fila del personale. L’articolo 44-quater, inserito nel nuovo decreto Pnrr, di fatto, rafforza questo meccanismo, come spiega a ilfattoquotidiano.it Antonio Cucinella, presidente di Giovani medici per l’Italia: “Prima di questo emendamento, il contratto lavorativo a tempo determinato degli specializzandi, previsto dal Decreto Calabria, poteva avere una durata massima di 18 mesi, entro i quali il giovane medico aveva l’obbligo di conseguire il titolo di specialità. In caso contrario, perdeva l’opportunità di ottenere il passaggio al contratto a tempo indeterminato, nonostante avesse vinto il concorso. Adesso il limite dei 18 mesi è stato abolito, eliminando una stortura del sistema”.
L’associazione Giovani medici per l’Italia valuta positivamente l’emendamento, poiché “va nella direzione della riforma delle specializzazioni”, richiesta da tempo. Inoltre, prosegue Cucinella, “sarà efficace anche per ridurre il fenomeno dei gettonisti”. L’ingresso di nuovi specializzandi nei reparti comporterà due vantaggi per le aziende sanitarie: il primo è economico. Le nuove risorse, infatti, costeranno meno rispetto ai medici delle cooperative. Il secondo riguarda il livello dei servizi erogati. L’inserimento di un giovane medico all’interno di un reparto, con un contratto da dipendente, garantisce una migliore continuità assistenziale ai pazienti, rispetto all’occasionalità di prestazione offerta dai camici bianchi a gettone. “Il medico che viene assunto, prima a tempo determinato e poi indeterminato, prende uno stipendio da strutturato. Premesso che gli stipendi sono bassi e dovrebbero essere aumentati, per l’azienda i costi sono molto minori rispetto ai 300 euro l’ora che talvolta vengono dati ai gettonisti”, commenta Cucinella. E aggiunge: “Per togliere l’ultimo freno al Decreto Calabria, però, dovrebbero essere eliminati i test annuali e l’esame finale di specializzazione, perché diventano uno strumento di ricatto nelle mani dei professori universitari. Hanno paura di perdere forza lavoro e quindi utilizzano la minaccia di una bocciatura per bloccare i giovani medici che vorrebbero partecipare ai concorsi”, conclude.
Il plauso alla norma è arrivato anche dal sindacato di medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed. Per il segretario nazionale, Pierino Di Silverio, il provvedimento apre le porte alla partecipazione incondizionata ai concorsi di almeno 15mila specializzandi. “Considerando che attualmente la carenza stimata di medici è di circa 30mila – spiega Di Silverio -, questa misura può essere un primo strumento concreto per ridurre la mancanza di personale e per combattere il fenomeno dei medici gettonisti”. Per il leader sindacale resta da superare, però, l’ostacolo della burocrazia: “Occorre agire sui tempi dei concorsi, ancora troppo lunghi e vetusti. Velocizzandoli – conclude – si potrebbe pensare all’arrivo di questa boccata d’ossigeno, rappresentata dagli specializzandi, già entro l’anno”.
Soddisfatto della misura anche Fabio De Iaco, presidente nazionale della Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu), che però resta cauto riguardo alle possibilità di un massiccio ingresso di giovani medici nel Ssn: “L’emendamento è certamente positivo, va nella direzione sostanziale di una rivalutazione del ruolo dei medici specializzandi all’interno del Sistema sanitario – commenta a ilfattoquotidiano.it -. Ma resta come un macigno il problema della reale attrattività della sanità pubblica, soprattutto per quanto riguarda le discipline più disagevoli e meno remunerative, visti i tassi d’ingresso nelle scuole di specializzazione dell’ultimo anno”. Il ragionamento di De Iaco vale in primo luogo per medicina d’emergenza-urgenza, specialità alla quale si iscrivono pochi giovani medici, lasciando così sguarniti i pronto soccorso. Ma non solo. Coinvolge tutti i percorsi di studio che offrono meno sbocchi di carriera nella sanità privata. E poiché il ricorso ai gettonisti si rende necessario proprio per la carenza di camici bianchi nelle stesse discipline lasciate vacanti dagli specializzandi, non può essere l’emendamento del Decreto Pnrr a risolvere il problema. Per questo, conclude de Iaco, “Simeu sostiene la necessità di una riforma che non lasci la decisione al singolo specializzando, ma che ne modifichi strutturalmente il percorso e lo status giuridico”.