Non solo alle Canarie, sono fioccate anche altre proteste a Malaga, a Barcellona, in Catalogna e in Costa Brava
Dopo il Covid il turismo ha subito un profondo cambiamento. E non parliamo solo dell’aumento vertiginoso dei prezzi degli aerei e, in alcuni casi, dei treni. Ormai viaggiare è diventato quasi un “lusso” anche per l’aumento del costo della vita. Nonostante tutto questo però le località turistiche vengono prese d’assalto in maniera spropositata tanto da creare un malcontento generale da parte degli abitanti e dei residenti che si stanno coalizzando contro il turismo di massa e a favore di un turismo più “sostenibile”. È quello che sta accadendo in Spagna. Il giornale spagnolo El Pais ha posto l’accento su alcune proteste che stanno fioccando in Spagna, che lo scorso anno ha accolto un record di 85.1 milioni di visitatori.
Prima di tutto c’è lo slogan “Le Canarie non ne possono più” che è diventato famoso in pochissimo tempo. I residenti sono terrorizzati dal progetto che prevede la costruzione, proprio per fronteggiare il turismo di massa, di due complessi alberghieri a Tenerife e propongono nuove regole e siti a pagamento per limitare il fenomeno. Un investimento che sembra urgente visto che solo lo scorso anno sono sbarcati 16 milioni di visitatori a fronte di 2.2 milioni di abitanti. Ma proprio questi ultimi non ci stanno. Non solo Tenerife. Sono fioccate anche altre proteste a Malaga, a Barcellona, in Catalogna e in Costa Brava. Il ministro dell’edilizia abitativa Isabel Rodríguez ha dichiarato: “C’è l’esigenza di intervenire per fronteggiare sicuramente l’eccessivo mercato immobiliare e limitare il numero di appartamenti destinati ai turisti. Ma siamo anche consapevoli dell’importanza del turismo”. In Spagna infatti solo il turismo regge il 12.8% del Pil e il 12.6% dei posti di lavoro.