“Io ho sempre apprezzato i presidenti del Consiglio che, pur avendo fatto querele prima del loro incarico, una volta assurti a Palazzo Chigi, si sono liberati di queste vicende private. Non credo quindi che sia opportuno che Giorgia Meloni vada avanti in giudizio, soprattutto in considerazione del fatto che il professor Canfora è universalmente noto come un intellettuale di altissimo livello. Mi auguro che lei si consigli da sola o che qualcuno la consigli in tal senso”. È l’esortazione lanciata a Otto e mezzo (La7) dal direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni circa la sua querela al filologo e storico Luciano Canfora, ieri rinviato a giudizio per diffamazione aggravata nei confronti della leader di Fratelli d’Italia.
Travaglio cita alcuni esempi: “Tra i presidenti del Consiglio che hanno dismesso le loro querele, ricordo D’Alema con Forattini. Conte, invece, quando era a Palazzo Chigi, non ha mai querelato nessuno, nonostante gliene avessero dette di tutti i colori, compresa la Meloni che gli diede del criminale. Secondo me, è una buona pratica che dovrebbe seguire anche Giorgia Meloni. Chi diventa presidente del Consiglio dovrebbe spogliarsi delle sue cause e delle sue liti private, perché assume un potere tale che chi ha espresso quella critica seppure forte nei suoi confronti diventa poi un moscerino rispetto al capo del governo. E quindi – continua – per non mettere in imbarazzo i giudici, secondo me, Giorgia Meloni potrebbe accontentarsi del rinvio a giudizio ed evitare di andare avanti in giudizio. Canfora è liberissimo di pensare di pensare di Giorgia Meloni quello che vuole e Giorgia Meloni deve accontentarsi di essere presidente del Consiglio, non può mettersi a continuare le liti con dei privati cittadini durante il suo mandato“.
Il direttore del Fatto sottolinea: “Conoscendola, non penso che Giorgia Meloni sia neonazista, né nell’anima, né nel corpo, perché è una donna dei nostri tempi, quindi non c’entra nulla col nazismo. Ma purtroppo ha degli elettori nostalgici del fascismo, se non del nazismo, e quindi lei non dice mai delle cose molto chiare e delle condanne molto nette su quell’infausto Ventennio”.
E aggiunge: “Penso che Canfora abbia tutto il diritto di dire quello che pensa e penso che le persone che vengono definite neonaziste, per forza di cose, hanno il diritto di rivolgersi a un giudice se lo ritengono un insulto. Poi ci sono anche persone che invece ritengono quell’epiteto un complimento. Pensiamo soltanto a quando diedero del fascista a La Russa e lui rispose: ‘Mi fai arrossire’“.