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Casa di Montecarlo, sentenza slitta al 30 aprile. Fini presente in aula: per lui chiesti 8 anni

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Era attesa per oggi ma slitta la 30 aprile la sentenza del processo legato all’acquisto di un appartamento a Montecarlo. La Procura di Roma, il 18 marzo scorso, ha chiesto 8 anni di reclusione per l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini e 9 anni per la compagna Elisabetta Tulliani. Chiesti, inoltre, 10 anni per Giancarlo Tulliani e a 5 anni per il padre Sergio. È contestato ancora il reato di riciclaggio. Fini è presente in aula. Nella scorsa udienza Tulliani ha fatto dichiarazioni che scagionano l’ex compagno: “Ho nascosto a Gianfranco Fini la volontà di mio fratello di comprare la casa di Montecarlo. Non ho mai detto a Fini la provenienza di quel denaro che ero convinta fosse di mio fratello. Il comportamento spregiudicato di mio fratello rappresenta una delle più grandi delusioni della mia vita. Spero di avere dato con questa dichiarazione un elemento per arrivare alla verità” aveva detto. Dopo le repliche dei difensori la corte, presieduta da Roberta Palmisano, si dovrebbe ritirare in camera di consiglio.

Il caso Montecarlo – La vicenda è nota e riguarda compravendita di un appartamento nel principato di Monaco, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale, l’allora partito di Fini. Quella casa in boulevard Princesse Charlotte 14, secondo i pm, fu acquistata da Giancarlo Tulliani con denaro proveniente dalla società di scommesse appartenente a Francesco Corallo, il re delle slot. Inizialmente il procedimento vedeva coinvolte anche altre persone, compreso lo stesso Corallo e l’ex parlamentare Amedeo Laboccetta. In origine i pm avevano contestato i reati di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio e evasione fiscale. Nella scorsa udienza, però, i giudici della quarta sezione del Tribunale di Roma avevano dichiarato la prescrizione per l’accusa di associazione a delinquere, essendo stata esclusa l’aggravante della transnazionalità.

L’asse Corallo-Fini-Tulliani – Secondo l’iniziale impianto accusatorio dei pm della Dda di Roma gli appartenenti all’associazione a delinquere mettevano in atto, evadendo le tasse, il riciclaggio di centinaia di milioni di euro. Quel fiume di denaro, una volta ripulito, è stato utilizzato da Corallo per attività economiche e finanziarie ma anche, è la convinzione degli inquirenti, in operazioni immobiliari che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani. Il coinvolgimento di Fini nell’inchiesta è legato proprio al suo rapporto con Corallo. Un rapporto, per la procura, che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani. Quest’ultimi, in base a quanto sostenuto dagli inquirenti, hanno ricevuto su propri conti correnti ingenti somme di danaro riconducibili a Corallo e destinati alle operazioni economico-finanziarie dell’imprenditore in Italia, Olanda, Antille Olandesi e Principato di Monaco.

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