Salute

Cos’è il glioblastoma, il tumore al cervello molto aggressivo che ha colpito la scrittrice Sophie Kinsella: “Mal di testa e confusione come sintomi”

“Questi tumori hanno una velocità di crescita elevata (anche un paio di centimetri al mese)”

L’hanno amata in particolare per il personaggio di Becky Bloomwood, la protagonista della serie narrativa di successo I love shopping, scritta da Sophie Kinsella. Oggi i numerosi lettori si stringono ancora di più alla scrittrice britannica dopo aver letto la notizia della sua malattia, il glioblastoma, una forma di cancro al cervello molto aggressivo. È la stessa Kinsella a parlarne i un lungo messaggio su Instagram in cui si far ritrarre in uno scatto sorridente. “Alla fine del 2022 mi è stato diagnosticato il glioblastoma”, scrive su Ig la scrittrice. “Non l’ho condiviso prima perché volevo assicurarmi che i miei figli fossero in grado di ascoltare ed elaborare le notizie nella privacy e adattarsi alla nostra nuova normalità”. Scopriamo così che è stata operata dal “team dell’University College Hospital di Londra e sto affrontando cicli di radioterapia e chemioterapia. Al momento tutto è stabile e in generale mi sento molto bene, anche se mi sento molto stanca e la mia memoria è peggiorata, ancora più di prima”.

Che cos’è
Siamo purtroppo di fronte a un tipo di tumore difficile da curare. Il glioblastoma è un tumore della famiglia dei gliomi, una neoplasia del cervello. La malattia colpisce soprattutto le persone dopo i 50 anni. E, nonostante le terapie, solo il 50% dei pazienti è vivo a un anno dalla diagnosi e circa il 5% a 5 anni. Ciò accade perché il glioblastoma, anche quando trattato in tempo, presenta tassi di recidiva molto elevati. Non solo, quando il tumore si ripresenta è spesso resistente alle terapie. Una delle caratteristiche che rende questo tumore particolarmente difficile da curare, specialmente nella recidiva, è la sua capacità di sviluppare resistenza alla terapia.

Il parere dell’esperto
“Il Glioblastoma è il più frequente dei tumori del Sistema nervoso centrale. Si caratterizzano dal punto di vista biologico per la tendenza a infiltrarsi in modo esteso nel cervello dove formano masse anche di notevoli dimensioni”, spiega al FattoQuotidiano.it il professor Lorenzo Bello, responsabile Neurochirurgia Oncologica all’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano e professore ordinario di Neurochirurgia dell’Università Statale di Milano. “Questi tumori hanno una velocità di crescita elevata (anche un paio di centimetri al mese)”.

Professor Bello, quali sono i sintomi e le procedure per la diagnosi?
“Si manifestano con la comparsa di mal di testa, confusione, sintomi neurologici come difficoltà a parlare e muoversi o di tipo visivo. La diagnosi viene effettuata con risonanza magnetica (RM) che dimostra la presenza di una massa (generalmente prende contrasto) e da una vasta area infiltrativa. Parte dell’area infiltrativa non si vede in risonanza e si estende in quello che alla RM sembra cervello normale”.

Dal punto di vista degli interventi cos’è previsto in questi casi?
“La terapia prevede la chirurgia che ha lo scopo di rimuovere se possibile la parte visibile alla RM della massa neoplastica e di fare diagnosi istologica e molecolare. Un recente studio del RANO Resect Group (gruppo multidisciplinare internazionale) ha dimostrato che maggiore è l’eliminazione della massa visibile (con e senza contrasto) maggiore è il controllo della malattia nel tempo. Dopo l’intervento chirurgico è necessaria una radioterapia associata a chemioterapia secondo un protocollo in auge dal 2005 che, allo stato attuale, è uno delle poche terapie efficaci. La radioterapia e chemioterapia concomitante è seguita da un periodo di chemioterapia della durata di 6 mesi.

Ci sono altri tipi di trattamenti utili?
“Altra terapia efficace è l’uso – dopo radio e chemio – di campi magnetici (il cosiddetto TTF), applicati con un caschetto, che modificano e riducono la capacità del tumore di replicarsi”.

Il grande problema di questi tumori è l’alta probabilità che si verifichino delle recidive.
“Sì e ciò è dovuto alla loro notevole aggressività biologica. Di fatto, può verificarsi una recidiva in un intervallo di tempo che va da 6 mesi a 2-3 anni dal primo intervento chirurgico e radio chemioterapico”.

In caso di recidiva, quali altre “armi” abbiamo a disposizione?
“La recidiva può essere trattata con interventi chirurgici, radioterapia o chemioterapia che prevede l’uso di altri farmaci (secondo livello) eventualmente associati a farmaci biologici. I più recenti studi di biologia molecolare hanno permesso di evidenziare mutazioni nel genoma della neoplasia che possono essere colpite con farmaci biologici; tuttavia, queste mutazioni si verificano con una bassa percentuale (minore del 5%). Molti degli studi finora realizzati non hanno purtroppo portato allo sviluppo di terapie alternative efficaci”.

Qual è in media la speranza di vita?
“Prima di tutto, va sottolineato che l’applicazione di ogni terapia deve avere come obiettivo il rallentamento della crescita del tumore e il suo controllo e allo stesso momento il mantenimento della qualità di vita del paziente, un elemento molto importante che influisce sulla sopravvivenza della persona. La sopravvivenza del paziente con glioblastoma varia dai 6 mesi ai 3-4 anni, a seconda del livello di aggressività della neoplasia, fatto che rende queste neoplasie tra i tumori più aggressivi e letali dell’uomo”.