Con le temperature medie globali in aumento, i costi dei cambiamenti climatici potrebbero provocare un calo del reddito della popolazione mondiale, che potrebbe raggiungere una diminuzione del 19 per cento entro i prossimi 25 anni. A elaborare queste preoccupanti stime uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati del Potsdam Institute for Climate Impact Research. Il gruppo di ricerca, guidato da Leonie Wenz, ha realizzato dei modelli di previsione per anticipare le conseguenze economiche del cambiamento climatico, valutando diversi scenari di emissioni di carbonio. Lo sviluppo di strategie di mitigazione e adattamento da parte degli enti pubblici e privati non può prescindere dall’utilizzo di proiezioni accurate. Le conoscenze attuali, precisano gli autori, sono però fortemente limitate dalla natura scoraggiante e variabile dei risultati climatici a lungo termine.
Per superare le difficoltà esistenti, il team ha considerato le informazioni sulla produttività economica e vari scenari climatici. Gli scienziati hanno integrato poi i dati relativi alle temperature e alle precipitazioni raccolti in oltre 1600 regioni in tutto il mondo, esaminando anche le proiezioni climatiche fino al 2049. Infine, gli esperti hanno tenuto in considerazione gli schemi sulla variazione della disponibilità economica media delle varie aree geografiche negli ultimi 40 anni.
Questo approccio ha permesso agli studiosi di ottenere una serie di previsioni su come l’economia mondiale reagirà all’aumento dei costi legati al cambiamento climatico e all’aumento delle temperature. In particolare, gli autori hanno ipotizzato un calo del reddito medio di popolazione del 19 per cento. Questa diminuzione, secondo il gruppo di ricercatori, sarebbe attribuibile direttamente alle variazioni delle temperature e dipenderebbe dalle emissioni di gas a effetto serra perpetrate finora. Tali stime, commentano gli studiosi, supererebbero già di sei volte i costi associati alla limitazione del riscaldamento a due gradi oltre i livelli preindustriali, in conformità con l’Accordo sul clima di Parigi. Il lavoro si aggiunge pertanto al corpus di prove che dimostrano i benefici monetari che deriverebbero della mitigazione delle emissioni nella seconda metà del secolo.
Stando a quanto emerge dall’indagine, inoltre, le conseguenze del cambiamento climatico si manifesteranno in modo disomogeneo nei vari paesi del mondo, con le aree a basso reddito che sperimenteranno gli effetti più gravosi. Secondo le proiezioni, infatti, le zone associate a emissioni storiche più basse potrebbero subire un calo dei redditi medi del 61 per cento più elevato rispetto ai paesi con redditi più ingenti. Le stesse aree sperimenterebbero una riduzione della disponibilità economica del 40 per cento più importante rispetto ai paesi associati a emissioni storiche più alte.
Nel complesso, l’analisi suggerisce che i danni annuali globali ammonteranno a 38mila miliardi di dollari nel 2050. La riduzione del reddito medio in Italia sarà del 15 per cento, in Grecia del 17 per cento, mentre Spagna e Francia saranno associate a un calo rispettivamente del 18 e del 13 per cento. “Si prevedono forti riduzioni del reddito per la maggior parte delle regioni, tra cui il Nord America e l’Europa – afferma Maximilian Kotz, scienziato del Potsdam institute e autore dell’articolo – l’Asia meridionale e l’Africa saranno le più colpite. Le riduzioni sono causate dall’impatto del cambiamento climatico su vari aspetti rilevanti per la crescita economica, come le rese agricole, la produttività del lavoro o le infrastrutture”.
Questi risultati, commentano gli esperti, evidenziano una conseguenza poco studiata dei cambiamenti climatici, che potrebbe esacerbare gli effetti dell’ingiustizia climatica. L’economia globale, sottolineano gli scienziati, potrebbe risentire notevolmente dell’incremento di temperature di origine antropica, con i paesi associati a disponibilità economica limitata notevolmente più vulnerabili al calo di reddito. Queste proiezioni sottolineano la necessità di intervenire prontamente a supporto delle economie più in difficoltà, attuando al più presto programmi e strategie di riduzione delle emissioni.
“La nostra analisi – conclude Wenz – mostra che il cambiamento climatico causerà ingenti perdite economiche entro i prossimi 25 anni in quasi tutti i Paesi del mondo, anche in quelli altamente sviluppati come Germania, Francia e Stati Uniti. Questi danni a breve termine costituiscono il risultato delle nostre emissioni passate. Avremo bisogno di maggiori sforzi di adattamento se vogliamo evitare almeno alcune di queste conseguenze. E dobbiamo ridurre drasticamente e immediatamente le nostre emissioni. In caso contrario, le perdite economiche diventeranno ancora più ingenti nella seconda metà del secolo, fino a raggiungere il 60% in media globale entro il 2100. Questo dimostra chiaramente che proteggere il nostro clima rappresenta un investimento, piuttosto che una spesa”.
Valentina Di Paola