Le mafie hanno sempre più scelto negli ultimi trent’anni di penetrare nel cuore dell’economia e dello Stato per confondersi sempre di più con l’economia legale e per impadronirsi delle istituzioni in modo da agire come le istituzioni stesse. È un modo di operare che produce loro tanti vantaggi senza effetti collaterali. Il potenziale militare serve alle mafie per continuare a garantirsi il controllo militare del territorio, ma senza entrare in conflitto con una diffusa politica, con la quale si condivide anche la ricerca del consenso. Mimetizzarsi significa utilizzare per operare carta bollata, leggi, delibere, provvedimenti amministrativi, qualche volta anche sentenze, se necessario.
In questo modo il crimine si legalizza e la gente non viene a sapere e quindi non c’è reazione e non si creano anticorpi per una rivoluzione culturale come linfa vitale dell’antimafia sociale.
Poi le mafie continuano ovviamente ad arricchirsi con traffici di droga, giuoco e scommesse, usura ed estorsioni, però necessitano del controllo e della gestione del denaro pubblico per cementificare il rapporto con il potere: con la politica e le istituzioni. Il denaro pubblico come passe-partout per entrare nelle stanze dei bottoni e per consolidare appartenenze e avvicinare al sistema i colletti bianchi che poi diventano sporchi e consolidare quindi quel sistema corruttivo che opera con un rischio sempre minore di essere scoperto, perché legalizzato e garantito da una confusione tra controllori e controllati.
Gli strumenti con cui opera il sistema sono molteplici. Uno molto collaudato è quello delle emergenze e dei commissariamenti. Nel Paese delle emergenze, acqua, ambiente, rifiuti, depurazione, sanità, pandemia, dissesto idrogeologico, terremoti e chi più ne ha più ne metta, si creano i commissari per l’emergenza non per superare le emergenze come sarebbe doveroso, ma per renderle croniche. Per avere norme straordinarie ed eccezionali non per superare appunto le emergenze, ma per non applicare le norme ordinarie a garanzia della trasparenza in modo da consolidare le emergenze e per poter avere per tanto tempo le mani libere per avere le mani in pasta. I vertici delle strutture rispondono alla politica, così come la filiera dirigenziale non di rado prodotto di una lottizzazione partitica trasversale, e poi una moltitudine di consulenti e collaboratori non di rado professionisti anche legati a persone che ricoprono incarichi di rilievo nelle istituzioni magari quelle addette ai controlli di legalità: una ben oliata filiera di confusione tossica proprio tra controllori e controllati.
Altro strumento che viene utilizzato è quello delle società miste pubblico private o meglio note con il linguaggio anglosassone di multiutility nelle cui compagini societarie spesso nella parte pubblica si assiste al manuale Cencelli di vecchia tradizione da Prima Repubblica mazzettara, nella parte privata alla presenza dei rampolli di ultima generazione delle famiglie di mafia, quelli che studiano anche nelle università più ricche e blasonate del nostro Paese, e di professionisti sempre più o meno gli stessi legati spesso anche a persone delle istituzioni che dovrebbero garantire trasparenza e legalità, magistratura compresa. Eppure non ci vuole Sherlock Holmes per scoprire come funziona il sistema.
E poi con il Pnrr, il più grande fiume di denaro pubblico dal dopoguerra ad oggi, abbondano affidamenti diretti, consulenze, incarichi mirati, studi di progettazione, collaborazioni con enti ed istituzioni in cui proliferano conflitti di interessi. Tutti insieme appassionatamente, con i soldi che rimangono molto a monte e non si tramutano in opere e servizi. Segui il denaro e troverai il bandolo della matassa. Non è complicato, ma bisogna essere fuori dal sistema per scoprirlo. E fuori dal collante del sistema che sono le massomafie. E se trovi il bandolo lo Stato non ti dà il premio e la medaglia, pur avendo magari salvato il denaro pubblico dei contribuenti, ma ti consegna il benservito perché se segui bene il filo arrivi fino al cuore dello Stato. Ma se non si bonifica non avremo mai il diritto come diritto ma sarà sempre un privilegio che ti concede il potere che in cambio ti chiederà quali aziende far lavorare in cambio di un finanziamento, chi far assumere, per chi votare ed essere rassegnato.
Il potere vuole sudditanza ed appartenenza, non gradisce le persone libere che partecipano alla vita istituzionale con onestà ed autonomia.