In India stanno per cominciare le più grandi elezioni democratiche della storia. Circa 949 milioni di cittadini sugli oltre 1,4 miliardi totali, circa il 12% della popolazione mondiale, hanno diritto di voto e potranno recarsi alle urne nel corso dei prossimi 44 giorni per rinnovare i 543 scranni del Lok Shaba (la Camera Bassa). A loro disposizione ci sono un milione di seggi, diffusi in maniera capillare sul territorio nazionale, che saranno monitorati da 15 milioni di membri delle forze di sicurezza e del personale elettorale. Ciascuno Stato del Paese potrà votare in uno dei sette turni previsti da qui al primo giugno mentre i risultati definitivi verranno resi noti il 4 giugno. Il sistema di voto è di tipo elettronico e chi sta per esprimere la propria preferenza verrà marcato con inchiostro indelebile sull’indice sinistro per evitare casi di duplicati.
A sfidarsi per la vittoria finale ci sono la coalizione nazionalista National Democratic Alliance (NDA) guidata dal Bharatiya Janata Party (BJP) del premier Narendra Modi e l’Indian National Developmental Inclusive Alliance, un fronte di opposizione guidato dal Congresso Nazionale Indiano e formato da oltre 40 partiti che hanno unito le forze per provare a sconfiggere Modi, al potere dal 2010. L’impresa si annuncia difficile e i sondaggi elettorali più recenti certificano un chiaro vantaggio dell’NDA, stimata tra il 46% ed il 52% dei voti, contro il 34-42% dei consensi dei rivali. Le consultazioni più recenti, svoltesi nel 2019, si erano concluse con il trionfo dell’alleanza guidata da Modi che aveva ottenuto 352 seggi mentre il Partito del Congresso si era fermato a 52.
Una ricerca demoscopica, realizzata dal Centre for the Study of Developing Societies con un campione di 10mila partecipanti, ha evidenziato come la disoccupazione sia la preoccupazione principale per il 27%o del campione intervistato. Il 62% ha chiarito come sia diventato più difficile trovare lavoro nel corso degli ultimi cinque anni mentre il 35% ha affermato che la propria qualità della vita è peggiorata. La seconda preoccupazione degli elettori, con il 23% delle indicazioni, riguarda l’aumento dei prezzi mentre lo sviluppo del Paese e la corruzione impensieriscono, rispettivamente, il 13% e l’8% degli elettori.
Il probabile successo elettorale di Modi è legato all’ottimo stato di salute dell’economia indiana. Nell’anno fiscale 2022-2023 è cresciuta del 7.2%, il secondo livello più alto tra gli Stati membri del G20. L’economia indiana potrebbe diventare la terza più grande del mondo entro il 2027, trainata da settori come la tecnologia e l’innovazione che la stanno trasformando in un punto di riferimento su scala globale in questi ambiti. Nuova Delhi ha investito molto sull’economia digitale e sui grandi progetti infrastrutturali in grado di aumentare la connettività del Paese.
Le buone notizie sul piano macroeconomico vanno, però, di pari passo a debolezze e carenze che minano lo stato di salute della democrazia indiana e delle fasce più svantaggiate della sua popolazione. Freedom House, un’organizzazione non governativa che monitora il rispetto dei diritti civili e politici nel mondo con un rapporto annuale, evidenzia i problemi generati dalla corruzione, dalla politicizzazione dei gradi più bassi della magistratura, dalle violenze e dalle discriminazioni subite dai membri delle caste più basse, protetti a livello costituzionale ma alle prese con una difficile vita quotidiana. Il settore dei media privati, ricorda Freedom House, è vigoroso e diversificato ma gli attacchi nei suoi confronti sono cresciuti durante il premierato di Modi e le autorità hanno fatto ricorso a una serie di leggi per silenziare le voci critiche presenti nell’ambito dell’informazione. I musulmani che risiedono nel Paese sono stati oggetto di attacchi e discriminazioni e secondo alcuni il governo Modi avrebbe incoraggiato le organizzazioni nazionaliste e quei media che diffondono propaganda anti-musulmana. Un altro problema significativo è costituito dalle violenze sessuali e dagli abusi subiti dalle donne, con diversi casi eclatanti e tragici che sono stati riportati.
Il risultato delle consultazioni indiane è destinato, poi, a incidere sugli equilibri regionali e mondiali. Il governo Modi ha intrecciato buoni rapporti con gli Stati Uniti ma anche con la Russia di Vladimir Putin, scegliendo la strada della neutralità nei momenti di scontro più duri e ambendo a perseguire una politica da grande potenza. La competizione regionale con la Cina, che insidia la sfera d’influenza indiana in nazioni come Maldive e Sri Lanka, e la rivalità con il Pakistan, che rivendica il controllo del Kashmir indiano, potrebbero risentire di una nuova affermazione di Modi.