Televisione

Alessandro Araimo (Warner Bros. Discovery): “Non ci fermiamo ad Amadeus. Gabriele Corsi volto fondamentale per Nove. Fiorello? Mai incontrato”

Parla l'amministratore delegato di Warner Bros. Discovery che annuncia nuovi investimenti

di Giuseppe Candela
Alessandro Araimo (Warner Bros. Discovery): “Non ci fermiamo ad Amadeus. Gabriele Corsi volto fondamentale per Nove. Fiorello? Mai incontrato”

“Non ci fermiamo ad Amadeus“, assicura Alessandro Araimo, amministratore delegato di Warner Bros. Discovery. L’uomo che è riuscito a strappare alla Rai il suo conduttore di punta, reduce da numerosi successi a Viale Mazzini. Lo scorso anno aveva ottenuto il sì di Fabio Fazio e sette anni fa aveva convinto Maurizio Crozza: “Il nostro è un percorso strategico pensato e sudato, fatto di investimenti importanti, che non ha come obiettivo la costruzione del terzo polo televisivo, che trovo un concetto francamente anacronistico, che poteva andare bene 25 anni fa. La televisione lineare continua a essere centrale nel sistema mediale italiano, ma il mondo intorno nel frattempo è completamente cambiato. Il mio lavoro è dimostrare ogni giorno che l’Italia è un mercato dove il nostro gruppo può investire in maniera profittevole. Siamo un gruppo ambizioso che ha sempre interpretato in modo ambizioso la sua posizione nel mondo dei media”, spiega Araimo in un’intervista a Il Corriere della Sera.

Amadeus ha firmato un contratto che lo legherà al colosso americano per i prossimi quattro anni, dall’autunno sarà in onda nell’access prime time e poi alla guida di due prime serate, collaborerà attivamente con il senior management nello sviluppo di nuovi formati di intrattenimento: “Nonostante lui lavori su format di cui non è proprietario, a differenza di Fazio o Crozza, Amadeus ha sempre messo una sua fortissima impronta su questi programmi. I pacchi li ha portati lui al 28%, sono i pacchi di Amadeus. In questo senso è il numero uno nel lasciare un segno: è un talento creativo perché ha un magic touch nel dare un’anima a format internazionali. Anche il Festival di Sanremo in fondo è stato il Festival di Amadeus, il suo tocco creativo lo vedi dappertutto”, continua Araimo.

Rai 1 potrebbe salutare non solo Amadeus ma anche un titolo collaudato e di successo come “I Soliti Ignoti”: “Stiamo valutando varie ipotesi sia in access sia in prime time su format già esistenti o da sviluppare. Investiremo 100 milioni? Il numero non lo posso dare, ma parliamo di quattro anni con due prime time e un access in onda tutto l’anno: qualcuno potrebbe anche dire che non sono tanti. E poi non conta il numero: la bontà dell’investimento si giudica dal costo orario rispetto allo share — e ai ricavi — che genera”, aggiunge il dirigente che si definisce “manager editore”.

L’amministratore delegato non chiude le porte a Fiorello (“Mai incontrato. Ma chi non vorrebbe lavorare con lui? Però ci vorrebbe un progetto preciso che oggi non abbiamo”) e non esclude nuovi colpi di telemercato, dopo i rumors dei giorni scorsi: “Sul mercato c’è grande movimento e noi non abbiamo finito i nostri piani di sviluppo. Laura Carafoli (la nostra responsabile editoriale) tutti i giorni lavora a ulteriori progetti per il Nove e per gli altri canali del gruppo. Non c’è un no a priori a nessun progetto, ma deve avere un senso sia editoriale sia economico. In generale però non ci fermiamo ad Amadeus“.

Gabriele Corsi, volto di Nove con il suo “Don’t Forget the Lyrics”, lascerà il posto in access prime time ad Amadeus ma sarà ricollocato: “È un volto fondamentale di Nove e per lui prevediamo un suo spazio quotidiano in una fascia oraria pregiata oltre che programmi in prime time”. Araimo commenta anche la perdita di “Belve”, programma in onda nelle prime stagioni su Nove: “Pentiti di averla persa?Direi una bugia a dire di no. Anche noi qualche volta ci sbagliamo“.

La tv alla prova del Nove. Gioco di parole a parte, in ballo la rottura del duopolio e nuovi equilibri anche sul fronte pubblicitario con la possibilità di togliere ascolti a Rai e Mediaset: “Il sistema Wdb è costituito da tre gambe: la tv lineare (dove per altro siamo già il terzo editore), la distribuzione cinematografica (dove siamo leader in Italia), la piattaforma di streaming — Discovery+ (che dal 2026 si chiamerà Max come nel resto del mondo) — che ha l’ambizione di competere con Netflix e Disney+. Investire sulla tv lineare ha senso anche perché è organico con la crescita che vogliamo raggiungere anche negli altri due asset. Noi ragioniamo in termini di sistema, non di un unico prodotto”, assicura l’amministratore delegato. È tempo di cambiamenti.

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