Contraccolpi, contenuti, sui mercati dopo l’attacco di Israele all’Iran che mantiene alta la tensione nell’area da cui proviene una bella fetta del petrolio e del gas consumati nel mondo. Il brent, petrolio estratto nel mare del Nord che fa da riferimento per gli scambi europei, è in rialzo di circa il 2% e si riavvicina a quota 90 dollari al barile. Più sostenuto il rincaro del gas che sul mercato di Amsterdam passa di mano a quasi 34 euro il megawatt/ora, in rialzo di circa il 5% rispetto a ieri. Lo scenario peggiore, secondo gli analisti, potrebbe essere la chiusura da parte dell’Iran dello stretto di Hormuz, canale chiave da dove passa il 20% del traffico commerciale di Gnl (gas liquefatto), le cui forniture hanno compensato per l’Europa gran parte dei mancati flussi dalla Russia.
Le Borse europee si avviano ad una seduta in calo con l’inasprirsi della crisi in Medio Oriente, dopo l’attacco di Israele all’Iran. I future dei principali listini (che anticipano il segno dell’apertura dei listini, ndr) del Vecchio continente e quelli di Wall Street sono in rosso, in linea con la chiusura delle Borse asiatiche (Tokyo – 2,6%; Hong Kong – 1,3%). Oro in lievissimo rialzo a 2.382 dollari l’oncia. Come già accaduto durante la ritorsione iraniana, le criptovalute hanno subito forti flessioni. Nella notte il bitcoin ha perso il 5,5% scivolando sotto i 60mila dollari.
L’agenzia di rating statunitense Standard & Poor’s ha abbassato il rating di Israele ad “A+” da “AA-“. L’outlook passa da stabile a negativo. Una decisione che riflette il rischio che la guerra tra Israele e Hamas e il confronto con Hezbollah possano “aggravarsi o influenzare i parametri economici, fiscali e della bilancia dei pagamenti di Israele in modo più significativo di quanto attualmente previsto”, spiega l’agenzia.