Dopo sette anni dall’inizio della vicenda giudiziaria, si è chiuso, con la sentenza di non luogo a procedere, il procedimento penale nei confronti dell’equipaggio delle ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere. Dieci gli imputati che erano stati accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Secondo l’ipotesi iniziale dei pm di Trapani, le organizzazioni umanitarie avevano stretto accordi con i trafficanti di uomini senza prestare soccorso ai profughi e, facendo loro da “taxi”, li avevano trasportati dalle navi libiche alle quali poi avrebbero permesso di tornare indietro indisturbate. Ma era stata la stessa Procura, nell’udienza di marzo, a chiedere il proscioglimento degli imputati.

La vicenda risale al 2017 quando la Procura di Trapani che indagava sui salvataggi effettuati nelle acque del Canale di Sicilia da navi delle ong, chiese e ottenne il sequestro della Iuventa, una delle imbarcazioni dell’organizzazione tedesca. L’ipotesi era di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E almeno tre erano stati i casi, accertati dagli inquirenti, in cui alcuni componenti dell’equipaggio della nave aveva avuto contatti con trafficanti di migranti libici.

“Il risultato di un’indagine viziata e guidata da motivazioni politiche è che migliaia di persone sono morte nel Mediterraneo o sono state riportate con la forza in una Libia devastata dalla guerra – ha detto Sascha Girke, membro dell’equipaggio di Iuventa -. Nel frattempo, la nostra nave è stata lasciata marcire mentre noi siamo rimasti invischiati in un procedimento che dura da anni”. “Nel tentativo di ostacolare e diffamare la flotta civile di soccorso in mare sono stati sprecati fondi pubblici per una cifra di circa 3 milioni di euro“, conclude Girke.

Alla pronuncia della sentenza di proscioglimento sono seguite scene di gioia di decine di volontari delle ong. Cori e applausi sono stati rivolti anche ai legali delle tre organizzazioni. “Abbiamo continuato a fare il nostro lavoro in questi sette anni. Questa sentenza è una speranza per il futuro perché si lasci da parte l’accusa infamante alle ong di complicità con i trafficanti. Un giudice oggi ha detto che erano accuse fondate sul nulla“, ha detto Marco Bertotto direttore dei programmi di Medici senza frontiere. “Questa decisione riconosce la verità sul nostro operato e sull’impegno umanitario per salvare vite in mare – sottolinea Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children -. La nostra organizzazione è sempre stata fiduciosa nella conclusione positiva di questa vicenda. I nostri membri hanno sempre operato nella legalità, al fine di salvare vite in mare, rispondendo al proprio mandato umanitario e con il primario obiettivo di proteggere i soggetti vulnerabili, quali ad esempio minori non accompagnati e donne potenzialmente vittime di tratta e sfruttamento”.

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