Qui rischiamo il processo”, dice un indagato. “Non dobbiamo farla fallire, c… Anche se lei, come ministro poi, è un casino” dice il fratello di Daniela Santanchè. “Se dà i soldi a Santanchè gli rompono le scatole, perché potrebbero accusarlo di finanziamento illecito ai partiti” è la volta del compagno della Santanché Dimitri Kunz a un commercialista, mentre gli spiega che sta cercando il milione che serve per pagare i debiti entro il 30 settembre. Se per gli investigatori e la Procura di Milano Daniela Santanché era consapevole dei bilanci falsi del gruppo di società sotto l’ombrello di Visibilia, dalle intercettazioni telefoniche tra i protagonisti della vicenda giudiziaria, chiusa nei giorni scorsi a carico della ministra del Turismo e di altre 16 persone, emerge anche la consapevolezza dei profili di rischio legati all’immagine pubblica della ministra.

Le intercettazioni – “Ci hanno contestato il debito, e quello lo paghi, no … invece questa roba qui, che è l’avviamento (…) non lo so se riusciamo a chiuderla con … in fase istruttoria o se finiremo a processo (…) perché l’hanno costruita come l’han voluta costruire, male, ma là è il rischio … là il rischio di andare a procedimento ce l’abbiamo, purtroppo”. Così, ad esempio, uno degli indagati per falso in bilancio parlava intercettato con Kunz, del tema principale nelle contestazioni degli inquirenti, ossia l’avviamento.

Il valore intrinseco della società, secondo le indagini dell’aggiunto Pedio e dei pm Gravina e Luzi, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, avrebbe dovuto essere svalutato fino a zero sin dal 2016 e, invece, fu mantenuto nell’attivo dei bilanci per cifre oltre i 3 milioni di euro. Nell’intercettazione del 3 novembre di due anni fa un allora componente del collegio sindacale parlava con Kunz dei debiti tributari emersi con l’istanza di liquidazione giudiziale dei pm su Visibilia. E il compagno di Santanchè diceva: “Adesso dovrebbe uscire un decreto, qualcosa che ci aiuta su questo tipo di cartelle, speravamo di avere una visione più chiara, non pensavamo ci fosse sotto … questo bordello qui”. Kunz affermava di voler “pagare tutto entro la fine del mese” e aggiungeva: “Se no gli do l’assegno da un milione al pm“.

“Non dobbiamo farla fallire, c… Anche se lei, come ministro poi, è un casino” diceva al telefono Massimo Garnero, fratello di Daniela Santanchè, con Massimo Cipriani, consigliere del cda di Visibilia. Quel giorno era uscita la notizia che i pm di Milano avevano chiesto la liquidazione giudiziale, ossia il fallimento di Visibilia Editore, società fondata dalla senatrice di FdI e da lei presieduta fino al gennaio 2022.

Il debito con l’Erario – Quel pomeriggio Massimo Garnero (non indagato) contatta Cipriani (indagato) e gli dice che “la banca non darà più credito a causa dell’istanza di liquidazione”. E suggerisce che “l’unica soluzione è che Briatore (non indagato, ndr) riceva in pegno le quote di Twiga srl detenute – riassume la Gdf – dall’onorevole Santanchè per il tramite dell’Immobiliare Dani srl, in modo da convogliare gli introiti del pegno in Visibilia Concessionaria srl”. Così che quest’ultima, poi, “paghi i debiti verso Visibilia Editore in modo da renderla capiente per pagare il debito con l’Erario” ed evitare il fallimento. Da capire se e come questi sforzi si collegano direttamente alla vicenda della vendita con plusvalenza milionaria di Villa Alberoni realizzata da Dimitri Kunz e dalla moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, Laura di Cicco, con l’operazione immobiliare a del 12 gennaio 2023 che ha portato all’apertura di un fascicolo per per riciclaggio.

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