D’Angelo Russell (Lakers)
Qual è il tema qui? È troppo discontinuo. Entra ed esce dal sistema di gioco più volte durante una partita. È tatticamente indisciplinato. Non è proprio uno che quando difende ti fa tremare le gambe dalla paura. Ma quando in serata, D’Angelo Russell è realizzatore di prim’ordine. Ha contribuito dal perimetro a superare i Pelicans con un 5-11 al tiro dal grande peso emotivo, per un totale di 21 punti. Ha colpito in ogni modo, come rimorchio in transizione, dal palleggio, in spot-up. Che sapesse metterla nel paniere, non era in dubbio. Sa arrestarsi anche dalla media e ha mani dolci nei runner o negli arcobaleni, anche in traffico. Inoltre, è buon passatore a livello qualitativo. E con “qualitativo” si intende “la saprei pure passare bene la sfera, ne ho il talento, ma preferisco prima tirare, poi si vede’”. In realtà, Russell continua a non avere un ruolo nella testa. Per giocare “due” – in una squadra con ambizioni – difetta in esplosività e ha una selezione di tiro rivedibile. Tra l’altro, è bassino per il ruolo e va poco al ferro. Come point-guard, invece, paga il fatto che le sue scelte in campo spesso sembrano condizionate da un focus più sul suo ritmo personale, che sulle necessità della squadra. Per questo, probabilmente, non sai mai cosa aspettarti alla prossima partita. E non è cosa banale.