Secondo la Procura di Torre Annunziata, l’imprenditore edile e pregiudicato di camorra Salvatore Langellotto deve andare in carcere: gli arresti domiciliari non sono sufficienti a garantire la sicurezza del giornalista del Fatto Vincenzo Iurillo, nei cui confronti Langellotto è indagato per stalking. “L’estrema, inaudita, gravità del reato per cui si procede sta proprio nel fatto che la condotta persecutoria di Langellotto, in quanto finalizzata a intimorire Iurillo e a condizionarlo nella propria attività di giornalista, trascende la persona di quest’ultimo ed investe l’esercizio stesso del diritto costituzionale della libertà di stampa”, scrive il pm Antonio Barba in un appello al Tribunale del Riesame che sollecita l’aggravamento della misura cautelare disposta lo scorso febbraio. Secondo la Procura guidata da Nunzio Fragliasso, dunque, il carcere è l’unica misura “proporzionata alla gravità del reato” e l’unica “idonea” a impedirne con certezza la reiterazione, tutelando così il nostro cronista, “essendo totalmente negativa la prognosi in ordine all’adeguatezza della misura domiciliare in atto”. Anche perché, sottolineano i magistrati, “Langellotto è agli arresti domiciliari a Sant’Agnello, lo stesso luogo” in cui risiede la vittima. L’istanza è stata discussa nelle scorse settimane ed è stata depositata agli atti del processo con giudizio immediato a carico di Langellotto, che inizierà il 21 giugno.
La Procura ha riunito in un unico fascicolo due inchieste a carico dell’imprenditore, già condannato in via definitiva a quattro anni e mezzo per concorso esterno al clan camorristico degli Esposito: quella per stalking contro Iurillo (difeso dall’avvocato Salvatore Pinto), e quella per il pestaggio dell’ambientalista Wwf Claudio d’Esposito, aggredito nel marzo 2023 per ritorsione alle denunce, che impedirono all’azienda edile della famiglia Langellotto la realizzazione di 252 box in un agrumeto di Sorrento. Dal racconto giornalistico dell’aggressione, e da un successivo articolo sulla “benedizione religiosa” dei suoi camion avvenuta il 30 dicembre scorso davanti al sagrato della Chiesa di Sant’Agnello, sono iniziati i problemi anche per Iurillo, che prima è stato oggetto di pesanti allusioni minatorie durante una puntata delle Iene del 17 gennaio, e poi vittima di una sorta di “agguato” pochi giorni dopo, nei pressi di una farmacia dove trovò riparo.
Per il pm Barba i domiciliari, il cui rispetto è “sostanzialmente rimesso alla capacità di autocontrollo e al senso di responsabilità dell’indagato, non precluderebbe (a Langellotto, ndr) in modo assoluto di porre in essere ulteriori condotte come quelle oggetto dell’imputazione, connotate peraltro da un complessivo atteggiamento minatorio. A ciò deve aggiungersi”, ricorda poi a proposito pestaggio di d’Esposito, “che l’indagato si è recentemente già dimostrato capace di passare alla violenza, sulla base di una logica delinquenziale e sopraffattrice, nei confronti di chi ne ha ostacolato gli affari”. Anche se la richiesta venisse accolta dal Riesame, Langellotto non andrebbe immediatamente in carcere, rimanendogli aperta la possibilità di un ricorso in Cassazione. Anche in caso di rigetto la Procura potrebbe insistere sulle sue tesi e rivolgersi alla Suprema Corte.