Italian bastards”, più qualche altra parolaccia presumibilmente con la f: era abbastanza ostile 40 anni fa la panchina del Dundee con Bruno Conti e compagni nell’andata della semifinale della Coppa dei Campioni. La Magica aveva vinto lo Scudetto poco più di un anno prima, dopo 41 di attesa: poi era stato il trionfo con la capocciata di Pruzzo a Genova a fare esplodere i festeggiamenti a Roma. E con Toninho Cerezo preso per sostituire Prohaska per la stagione successiva arriva quasi un segnale: la finale di quella Coppa dei Campioni che all’epoca giocavano solo le vincitrici dei campionati si giocherà all’Olimpico. Un bonus da sfruttare a tutti i costi.

La Roma passa il primo turno senza problemi col Goteborg, e il doppio uno a zero rifilato al Cska Sofia porta agevolmente i giallorossi ai quarti contro la Dynamo Berlino. La squadra orientale è poca roba e viene superata facilmente dalla truppa di Liedholm. Ancora una volta pare un segno del destino quando il tabellone mette sulla strada giallorossa la meno attrezzata delle semifinaliste, il Dundee (le altre erano Dynamo Bucarest e ovviamente il Liverpool) che per la prima (e unica) volta nella sua storia aveva vinto la Scottish Premiership e che nella sua esperienza europea non era mai andata oltre i quarti di finale di Coppa Uefa.

Al piccolo Tannadice Park, l’11 Aprile del 1984, la gara sembra mettersi bene: Chierico si presenta in buona posizione contro il portiere avversario ma schiaccia troppo il destro e manda ampiamente a lato, poi Ciccio Graziani colpisce di testa ma la manda sulla traversa. Il Dundee è squadra tosta, è allenata da Jim McLean, una vera leggenda da quelle parti: la squadra corre molto e contrasta duramente i giallorossi senza Falcao. Al 48esimo passa in vantaggio con Dodds, per poi raddoppiare dodici minuti dopo con Starks, sfiorando anche il tre a zero. A infiammare la gara però non solo l’ostilità scozzese in campo, ma soprattutto quella fuori: lo spogliatoio della Roma, probabilmente anche per la conformazione strutturale del Tannadice Park, viene descritto come “l’angolo triangolare di un pub locale”, in più nelle cronache dell’epoche viene lamentata l’assenza di acqua calda nelle docce per l’allenamento in loco così come di bevande calde.

Da parte italiana poi, visto il risultato a sorpresa viene pure sventolato lo spettro del doping, agitato pure in conferenza stampa tanto da spingere lo stesso McLean a rispondere in maniera british: “Tranquilli, se scopro che i miei calciatori abbiano preso qualcosa prima di questa partita mi assicurerò personalmente che lo prendano prima di ogni partita. O mi auguro che faccia effetto fino alla gara di ritorno”. Il ritorno è fissato per il 24 Aprile all’Olimpico e anche la Roma ha il suo spettro, quello della tentata corruzione: come raccontato anche da Riccardo Viola, figlio del presidente giallorosso dell’epoca Dino, un intermediario di un’altra squadra italiana (Spartaco Landini del Genoa) informò il presidente dell’amicizia con l’arbitro, invitandolo a fornire 100 milioni di lire. Scambio che avvenne, ma secondo Riccardo Viola non per corrompere l’arbitro, ma per smascherare “chi c’era dietro”. Viola sarà sospeso dalla Commissione disciplinare dell’Uefa, ma nel 1986 si costituì parte civile con la Roma ottenendo l’assoluzione e la restituzione dei 100 milioni di lire.

Di fatto la gara all’Olimpico non è viziata da errori, da tanta ostilità per gli scozzesi sì, a partire dall’antipatia del personale aeroportuale: segna prima Conti, ma il gol viene annullato per fuorigioco, poi Pruzzo di testa da calcio d’angolo porta in vantaggio i giallorossi e ancora Pruzzo già al 36esimo del primo tempo riporta la situazione in parità. La Roma va sul 3 a 0 grazie a un rigore di Di Bartolomei, concesso per un fallo da ultimo uomo evidente del portiere scozzese, mentre nella zona della panchina scozzese piove frutta, raccolta da McLean. L’esultanza dei giallorossi a fine gara fu tutta per il tecnico McLean: con Sebino Nela che lo insegue a dito medio alzato, rincorso dal capitano Agostino Di Bartolomei, mentre tutta una truppa giallorossa lo prende in giro. Una delle rimonte più belle della storia giallorossa. Il resto della storia poi è tutta un’altra storia.

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