Ambiente & Veleni

Caccia, la destra in Regione Lombardia vuole riaprire i roccoli vietati dall’Ue (che sull’Italia aveva aperto una procedura d’infrazione)

CACCIA, NO ALLA LEGGE SPARA-TUTTO DELLA LEGA: IL PARLAMENTO LA BLOCCHI – FIRMA LA PETIZIONE SU IOSCELGO

Rimettere in funzione i roccoli per catturare gli uccelli e cacciare in deroga specie protette o a rischio. La Regione Lombardia ha depositato ufficialmente la richiesta all’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per riaprire gli impianti destinati al prelievo dell’avifauna – e chiusi da cinque anni, dopo una sentenza del Consiglio di Stato – e per sparare (in deroga alla legge) a fringuello, pispola, peppola, storno e piccione. L’intenzione dei partiti di destra a Palazzo Lombardia – Fratelli d’Italia in testa – era nota da qualche tempo. E ora c’è la conferma, arrivata dal consigliere-cacciatore Carlo Bravo (denunciato l’anno scorso proprio durante la sua attività venatoria). Tutto dipende, da qui in avanti, da come la Giunta guidata da Attilio Fontana metterà nero su bianco la richiesta, perché l’Unione europea nel 2014 aveva aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia in merito alla gestione senza regole dei roccoli, utilizzati per la cattura degli uccelli migratori attraverso le reti (pratica vietata). Se la richiesta della Regione andrà nella direzione della liberalizzazione, l’Ue potrà fare affidamento sulla Direttiva Uccelli per sanzionare il nostro Paese.

Ma non c’è solo l’Ue. Nel 2014 il governo italiano – Matteo Renzi era presidente del Consiglio – si era affrettato ad annullare le delibere delle Regioni che mantenevano in funzione gli impianti di cattura finché l’anno dopo il Senato aveva approvato in via definitiva l’articolo 21 della legge europea che vieta l’utilizzo delle reti per l’approvvigionamento dei richiami vivi. Sennonché Lombardia e Veneto, negli anni successivi, hanno provato a riaprirli. Nel 2019 la Regione guidata da Fontana aveva previsto la cattura di 12.700 tra merli, tordi sassello, tordi bottaccio e cesene. Ma prima il Tar e poi il Consiglio di Stato (su ricorso presentato da Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf) hanno imposto la chiusura dei roccoli. Un passaggio che sembrava aver posto la parola fine a un’attività che molto spesso ha coinciso col bracconaggio: i roccoli storicamente sono nati – e sono serviti – per l’uccellagione.

La richiesta è stata avanzata a ridosso delle elezioni europee. E non è un caso: in Lombardia le lobby dei cacciatori e degli armieri sono in grado di assicurare migliaia di preferenze, tanto che una delle maggiori rappresentanti del mondo venatorio, Barbara Mazzali, ora è assessora (suo malgrado al Turismo, quando puntava all’Agricoltura, che ha la delega alla caccia) e altri due cacciatori sono presidente e vicepresidente della commissione Agricoltura (Floriano Massardi della Lega e il già citato Bravo di FdI). Entrambi i consiglieri stanno lavorando da mesi all’allentamento delle regole sui richiami vivi, da una parte con la sostituzione degli anellini inamovibili con fascette di plastica e dall’altra mettendo a punto, proprio in queste settimane, la banca dati degli uccelli usati come esche per la caccia di altri migratori. Di pochi giorni fa, poi, la notizia del commissariamento – deciso sempre dai giudici amministrativi – della Regione Lombardia, considerata incapace di gestire i valichi.

“Nonostante i danni economici ai quali le politiche venatorie del centrodestra, nelle regioni del Nord – ha detto Paola Pollini, consigliera lombarda del M5s – ci condannano per effetto delle sanzioni comminate dall’Unione europea per la violazione delle basilari norme di protezione della fauna, apprendiamo dell’ennesima iniziativa, del consigliere regionale Bravo, il quale comunica con entusiasmo di aver chiesto al governo la caccia in deroga per cinque specie di uccelli e perfino la riapertura della cattura di esemplari da utilizzare come richiami vivi. Sembra sempre più evidente il pericoloso disegno della destra, che punterebbe allo smantellamento di Ispra. Siccome questo però non è possibile, è in atto un pericoloso tentativo di sostituzione per allontanare i tecnici più esperti. A nostro avviso il governo, invece che occuparsi delle letterine di parte del consigliere regionale di turno, dovrebbe occuparsi delle lettere che continuano ad arrivare dalla Commissione europea e delle nuove sanzioni che arriveranno, per non aver fatto nulla contro il bracconaggio”.

Mail: a.marzocchi@ilfattoquotidiano.it

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