“Ero andato a testimoniare in Tribunale a Milano per lui sulla vicenda Ruby. Era successo che nel 2010, da ministro delle Politiche agricole, fossi presente a un incontro fra Berlusconi e il presidente egiziano Hosni Mubarak. Ero al loro tavolo. In sostanza ho dichiarato di aver sentito che parlavano di una certa Ruby, una cantante egiziana. Non era vero, non avevo sentito nulla”.
L’ex governatore del Veneto caduto per l’inchiesta sul Mose, Giancarlo Galan, ha così rivelato, nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, di aver testimoniato il falso al processo Ruby nel 2012. Perché? “Perché era Berlusconi, l’uomo che mi aveva cambiato la vita, che mi aveva reso felice facendomi guadagnare una barca di soldi nell’ambiente più bello del mondo. Perché per me lui era una persona eccezionale. Non provo rancore nei suoi confronti”.
Il “doge” parla di rancore in riferimento al fatto di essere stato abbandonato anche da Berlusconi, nonostante il “gran bel favore” del processo Ruby. “Quando sono stato arrestato ha dato a mia moglie 100mila euro, ufficiali eh, donazione – racconta ancora al Corsera -. Dopo alcuni mesi gliene ha dati altri 100mila. Poi più nulla, neanche una telefonata”. Tutta colpa dell’allora cerchio magico dell’ex premier, secondo Galan: “Mi hanno prima blandito con questi soldi, poi mi hanno fatto credere che, se non avessi parlato, avrei fatto comunque la bella vita – sostiene -. L’avvocato Ghedini, che da me non ha voluto un euro, mi ha fortemente consigliato prima di avvalermi della facoltà di non rispondere e poi di patteggiare. E, una volta patteggiato, quando non ero più un pericolo per nessuno, tanti saluti. Capito? Ho fatto il capro espiatorio. Se potessi tornare indietro col cavolo che patteggerei”.
Fatto sta che a distanza di anni i conti sul Mose ancora non tornano e non si sa dove sia finito quasi 1 miliardo di euro. Quanto a Berlusconi, Galan non è andato neanche al funerale: “Mi sono detto: se non aveva voglia di vedermi da vivo perché avrebbe voluto vedermi da morto?”.