Elly Schlein si candida alle elezioni europee. A ufficializzarlo è stata la stessa segretaria del Pd durante la direzione del partito. Rimane il subbio sul nome di Schlein nel simbolo: è una proposta che il presidente del partito Stefano Bonaccini ha avanzato alla direzione, dopo che il responsabile Organizzazione Igor Taruffi lo aveva fatto nella segreteria. Ma l’idea sta provocando più di una rottura tra i dirigenti democratici, tanto che la discussione sull’inserimento del nome Elly Schlein nel simbolo è stata aggiornata, con un mandato alla segretaria per un approfondimento (che dovrà avvenire entro le 16 di lunedì, termine ultimo per presentare il contrassegno). La direzione del Pd ha, invece, approvato le liste per le europee.

Quella del Pd, aveva detto tra l’altro poco prima Schlein, è “una squadra plurale e competente, sperando di eleggerla tutta per lavorare in Europa, mentre io sarò qua nel confronto quotidiano da segretaria, nel Parlamento, con Giorgia Meloni per le sue scelte scellerate per l’Italia”. Contro l’ipotesi di inserire il nome della segretaria nel partito tra gli altri si sono schierate varie figure del partito, con diverse sensibilità: da Gianni Cuperlo a Giuseppe Provenzano, da Paola De Micheli a Marco Sarracino, da Silvia Costa a Debora Serracchiani. Una contrarietà riassunta così da Cuperlo: “Mettere il nome del simbolo implica obiettivamente una identificazione che presuppone un’idea di politica e un modello di partito che fino ad oggi non è mai stato il nostro modello di partito. Noi non siamo Fdi, Lega, Fi, Iv o Azione“.

Chi, invece, è proprio contrario alla candidatura di Schlein è il fondatore e padre nobile del Pd, Romano Prodi: “Onestamente quello che sta succedendo nelle candidature alle europee vuol dire che non mi dà retta nessuno” ha detto l’ex presidente del Consiglio. “Io faccio dei ragionamenti sul buon senso – aggiunge durante un’intervista alla Repubblica delle Idee a Napoli – perché così si chiede agli elettori di dare il voto a una persona che di sicuro non ci va a Bruxelles se vince. Queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso. Questo ragionamento riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia“.

Schlein sarà capolista al Centro e nelle Isole. Al Centro Nord a guidare la lista sarà Cecilia Strada, figlia di Gino, fondatore di Emergency. Nel Nord Est – come confermato ieri – il primo della lista sarà il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini, mentre al Sud la capolista sarà la giornalista Lucia Annunziata che fino a qualche mese fa aveva negato di avere alcun interesse a entrare in politica. Quanto alla sua candidatura Schlein ha spiegato di essere disponibile “a dare una mano con spirito di servizio: mi candido a dare una spinta a questa meravigliosa squadra e a un progetto di cambiamento del Pd e del Paese”. Su questo punto si profila una nuova divisione con il M5s e Giuseppe Conte che nel corso della Repubblica delle Idee a Napoli ha spiegato che lui non sarà della partita: “Si tratta di regole elementari che abbiamo nel movimento. Da noi non è possibile farsi votare e non essere conseguente. Queste sono prassi di buona politica e mi permetto di dire ai leader che stanno pensando i candidarsi che è un modo per ingannare gli elettori“. Un concetto ribadito durante Mezz’ora in più, su Rai3: “Per il M5s non è pensabile che tu chiedi voti, esibisci il tuo nome e poi non ti candidi. Non riguarda Schlein e che per noi non è pensabile, significa prendere in giro i cittadini“.

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