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“I missili dell’Iran presto nelle città europee”: la propaganda allarmista del ministro israeliano su Twitter. Tajani: “Nessun rischio”

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“Presto in una città vicina a te. Ferma l’Iran adesso, prima che sia troppo tardi”. Fin dalle ore successive all’attacco di Hamas del 7 ottobre, il governo israeliano ha attivato la sua macchina della propaganda per chiedere il pieno sostegno dell’Occidente in quella che si sarebbe poi rivelata la più sanguinosa campagna militare a Gaza nella storia dello ‘Stato ebraico‘. I miliziani del partito armato palestinese e i loro sostenitori, compreso l’Iran, sono stati da subito definiti “come l’Isis e i nazisti“, trasformando la guerra di Israele nella Striscia nella lotta del Paese governato da Benjamin Netanyahu per la sopravvivenza di tutto l’Occidente.

"I missili dell'Iran presto nelle città europee": la propaganda allarmista del ministro israeliano su Twitter
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E non è quindi sorprendente vedere come questa propaganda, ospitata sui canali social del ministro degli Esteri, Israel Katz, abbia nei messaggi e nelle immagini un rimando proprio alle minacce presenti nei video e nella rivista pubblicati dal reparto ‘media’ dello Stato Islamico negli anni in cui il Califfato governava porzioni importanti di Siria e Iraq. I miliziani in nero sotto al Colosseo e i coltelli insanguinati ai piedi della Torre Eiffel sono stati sostituiti, negli stessi luoghi simbolo d’Europa, dai missili della Repubblica Islamica. Il messaggio veicolato da Israele è chiaro: aiutateci a sconfiggere l’Iran o i prossimi a subire un attacco aereo come quello del 13 aprile sarete voi.

Così, il ministro israeliano ha iniziato dalla Germania. Nel video gli appelli alla guerra dell’ayatollah Ali Khamenei, i missili di Teheran intercettati sui cieli di Israele e dopo le immagini della Porta di Brandeburgo, simbolo della capitale tedesca e possibile obiettivo, secondo il ministro e la sua propaganda, di un ipotetico attacco iraniano nel cuore dell’Europa. Qualche giorno dopo è toccato al Colosseo diventare il target delle milizie iraniane. Fino a oggi, 21 aprile, quando l’ultimo video pubblicato dal capo della diplomazia di Tel Aviv mostra una serena colazione con caffè e croissant con vista Torre Eiffel interrotta dalle immagini di manifestazioni religiose sciite nella capitale francese e un avvertimento: “La rivoluzione iraniana, presto in una città vicino a te”.

Messaggi allarmisti che hanno l’obiettivo di tenere stretto il sostegno dei Paesi occidentali ai piani militari israeliani. Sostegno che si è molto ridimensionato in questi mesi, dopo oltre 30mila morti provocati dai raid senza sosta delle Forze di Difesa Israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza e il picco di tensione raggiunto con il regime degli ayatollah. Tanto che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha deciso di intervenire per abbassare i toni esasperati dall’omologo israeliano: “Non credo che ci sia un’ipotesi di attacco all’Occidente” da parte dell’Iran “che pure commette errori gravi – ha dichiarato riferendosi alle immagini diffuse dal capo della diplomazia israeliana – Dare droni alla Russia, dare droni e armi a Hezbollah non va bene. Dobbiamo evitare di creare il panico“. Ed è poi passato a ripetere qual è la linea dell’Italia e dei suoi alleati sul nuovo conflitto in Medio Oriente: “Abbiamo dedicato tre giorni del lavoro del G7. Abbiamo lavorato per la de-escalation cercando di utilizzare tutti gli strumenti diplomatici possibili per evitare che ci sia un peggioramento della situazione. Mi pare che qualche risultato l’abbiamo ottenuto. Un lavoro congiunto per raggiungere il cessate il fuoco a Gaza, quindi la liberazione di tutti gli ostaggi e gli aiuti umanitari per la popolazione civile. È stato molto apprezzato, anche nel documento finale, il progetto Food for Gaza, che è il progetto italiano per aiutare la popolazione civile palestinese”. Infine, ha ricordato che un cessate il fuoco significa anche non entrare con truppe di terra a Rafah: “Abbiamo chiesto a Israele di non fare attacchi di terra a Rafah. Dobbiamo evitare di creare il panico, fermo restando – ha concluso – che noi siamo amici di Israele e il diritto di Israele a esistere non può essere messo in discussione”.

Twitter: @GianniRosini

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