Dopo gli assoli di Mathieu van der Poel sul pavé del Giro delle Fiandre e della Parigi–Roubaix, le côte della Liegi-Bastogne-Liegi sono diventate il teatro perfetto per lo show di Tadej Pogacar. Lo sloveno, grande favorito, non ha tradito: ha aspettato il momento di massima tensione, la Redoute, per danzare sui pedali, scattare e salutare il resto della compagnia a 33,8 km dall’arrivo. Gli altri, i comuni mortali, lo hanno rivisto solo lì al traguardo. Van der Poel invece è stato respinto dalle pendenze della Doyenne, la più antica delle Classiche Monumento: l’olandese campione del mondo è riuscito comunque a chiudere sul podio, terzo dietro a un ritrovato Romain Bardet. Ma se sulle pietre è impareggiabile, quando la strada sale oltre una certa percentuale non riesce ancora a reggere il ritmo del migliore al mondo: è arrivato a due minuti dal vincitore.
Pogacar infatti ha dimostrato che, specialmente se mancano Remco Evenepoel (vincitore delle ultime due Liegi) e Jonas Vingegaard, non ce n’è per nessun altro. Lo sloveno firma il suo sesto trionfo nelle Classiche Monumento: tre Giri di Lombardia, un Fiandre e ora due Doyenne. Gli appassionati italiani possono già sfregarsi le mani: Pogacar è pronto per fare i fuochi d’artificio al Giro d’Italia e tentare poi la doppietta con il Tour de France. Gli infortuni dei due principali rivali potrebbero spianargli la strada per l’appuntamento con la storia. Ma anche lui, oggi 25enne, sembra aver raggiunto la maturità per gestire un’annata da record.
La gestione della Liegi infatti è stata praticamente perfetta: la Uae ha controllato la corsa in modo impeccabile e non a caso Pogacar non è rimasto invischiato nella caduta che ha spezzato il gruppo in due tronconi dopo metà gara. Tra gli altri Van der Poel e Thomas Pidcock sono rimasti indietro, lo sloveno invece era sempre tra i primi. Poi, quando è arrivata la mitica Côte de la Redout (pendenza media del 9,5% e punte vicine al 22%), Pogacar ha aperto il gas. Anche in questo caso senza strafare, con la tranquillità e la bellezza che derivano dalla consapevolezza della sua potenza. Ha scollinato con pochi secondi di vantaggio, ma mentre i rivali affrontavano i km successivi alla côte con la lingua penzolante e le gambe dure, lo sloveno ha continuato a spingere e così ha scavato pian piano un solco superiore al minuto.
Nessuno ha le gambe per tenere il ritmo di Pogacar. Che vince alla fine con una semplicità quasi imbarazzante, come era stato appunto per Van der Poel alla Roubaix. La domanda è ora capire chi potrà contrastare lo sloveno nei Grandi Giri del 2024. Al netto delle possibilità di recupero di Evenepoel e Roglic (buone), del possibile rientro di Vingegaard (molto difficile), questa Liegi ha mostrato qualche sprazzo del vero Egan Bernal. Il colombiano che corre per il team Ineos Grenadiers sta rientrando da un incidente spaventoso, ma a 27 anni può ancora tornare ai massimi livelli: nel suo palmares ci sono un Tour e un Giro. Ed è parso in crescita anche Richard Carapaz, un altro che ha la maglia rosa in bacheca. Sia l’ecuadoriano che Bernal faranno però la Grand Boucle. Mentre alla Corsa Rosa ci sarà il 33enne Bardet.