Nell’incognita generale su quello che sarà il risultato del vertice ‘jumbo’ dei ministri degli Esteri e della Difesa Ue convocato in Lussemburgo per cercare una via comune e concreta sulla fornitura di armi all’Ucraina, irrompe la Polonia che con il presidente Andrzej Duda, membro fino alla sua entrata in carica del partito di estrema destra Diritto e Giustizia (Pis), si dice “pronta” ad accogliere armi nucleari sul suo territorio in funzione anti-russa. Il capo dello Stato ha specificato, in un’intervista al quotidiano Fakt, che “se i nostri alleati decidono di schierare armi nucleari nel quadro della condivisione nucleare sul nostro territorio per rafforzare la sicurezza del fianco orientale della Nato, siamo pronti a farlo”. Pronta la risposta di Mosca, con il Cremlino che adotterà le misure necessarie per garantire la sicurezza nazionale se la Polonia ospiterà armi nucleari. Intanto dall’Ucraina si preparano a un maggio difficile: “Non ci sarà l’Armageddon, come molti cominciano a dire. Ma ci saranno problemi”, ha detto il capo dei servizi segreti militari (Gur), Kyrylo Budanov.

Europa divisa al vertice in Lussemburgo
Le posizioni radicali espresse dal presidente polacco non sono però diffuse in maniera omogenea in Europa, tutt’altro. Lo dimostrano le premesse al vertice in Lussemburgo, con i Paesi che arrivano divisi sulle forniture di Patriot e Samp-T a Kiev e con il solito premier ungherese, Viktor Orbán, che si mette di nuovo di traverso dicendo che “l’Europa è a un passo dall’invio di truppe” in Ucraina.

Chi, essendo tra i pochi Paesi ad aver già inviato sistemi di difesa anti-aerea, chiede compattezza e decisioni concrete è la Germania, con la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock: “Dopo il voto del Congresso degli Stati Uniti siamo finalmente arrivati a una situazione in cui i cuori dei due più importanti sostenitori dell’Ucraina, gli europei e gli americani, battono ancora una volta allo stesso ritmo. Questo non è solo un momento bello e importante per l’Ucraina. È un momento per garantire l’ordine di pace europeo, motivo per cui oggi i ministri degli Esteri e i ministri della Difesa discuteranno intensamente dell’espansione del nostro sostegno all’Ucraina, soprattutto nel settore della difesa aerea”. Stesso invito all’unità arriva dai Paesi Bassi, con la ministra Kajsa Ollongren che ha dichiarato: “Tutti noi stiamo cercando di capire se possiamo fornire sistemi extra per la difesa aerea e stiamo esplorando ogni possibilità con altre nazioni. Oggi il jumbo, alla fine della settimana avremo un’altra riunione del formato Ramstein. È una settimana importante, c’è bisogno di agire”.

Sulle stesse posizioni, ma meno fiducioso, è l’Alto rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, Josep Borrell, che nella serata di domenica aveva detto che “non dobbiamo aspettarci annunci concreti”. Nella mattinata di lunedì invita comunque alla compattezza in favore di Kiev: “Dobbiamo aumentare il nostro sostegno a Kiev – ha ribadito – Abbiamo inviato lettere, richieste agli Stati membri, perché servono più munizioni, più batterie antiaeree e più missili intercettori. Vediamo cosa possono fare gli Stati membri, perché a Bruxelles non abbiamo armi“.

Un clima, quello presentato da Borrell, che viene confermato dalle indiscrezioni circolate nelle ultime ore e dalle dichiarazioni del ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares: “La Spagna è sempre stata accanto a Kiev, dando l’appoggio che serve, e continueremo a fare il possibile a far sì che gli ucraini si possano difendere”, ha detto prima di aggiungere che “non sono a favore di dire cosa si dà precisamente e come, in condizione di guerra, non è di aiuto”.

Non si sbilancia nemmeno il ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Stiamo facendo tutto il possibile per aiutare l’Ucraina e dare le risposte attraverso gli strumenti che abbiamo. Il ministro Crosetto è al lavoro e farà tutto il possibile”.

Kiev: “Prossime settimane saranno difficili”
Se l’ok della Camera Usa ha ridato speranza al governo di Volodymyr Zelensky riguardo alle forniture di sistemi di difesa anti-aerea, da Kiev arrivano segnali di preoccupazione in vista delle prossime settimane di guerra. “Secondo le nostre valutazioni, nel prossimo futuro ci troveremo di fronte a una situazione piuttosto difficile. Ma non catastrofica e dobbiamo capirlo. Non ci sarà l’Armageddon, come molti cominciano a dire. Ma ci saranno problemi a partire da metà maggio”, ha detto alla Bbc Ucraina il capo dei servizi segreti militari ucraini (Gur), Kyrylo Budanov.

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