Il cantautore commenta il nuovo percorso professionale dell'ex compagno di avventura che sbarca a teatro con “Alla ricerca dell’uomo ragno”
Se da un lato Max Pezzali ha appena lanciato il nuovo singolo “Discoteche Abbandonate” e si sta preparando per il tour negli stadi al via a giugno, dall’altro c’è l’altra anima degli 883 Mauro Repetto in giro per l’Italia. L’ideatore e co-fondatore degli 883 con “Alla ricerca dell’uomo ragno” partirà con l’anteprima nazionale del tour 2024/2025 il 28 aprile al Teatro Serassi di Villa D’Almè di Bergamo. Ispirato al suo libro “Non ho ucciso l’uomo ragno”, Repetto con il suo one man show ricostruisce costruire i mondi degli Anni 90. Repetto interagirà con se stesso e con Max com’erano da ragazzi, prima dell’arrivo della grande ondata di successo delle loro canzoni e presenterà un suo brano inedito.
“Un raggio di nostalgia: due menestrelli che passano ogni pomeriggio tra le strade della Pavia filo imperiale ghibellina scrivendo canzoni con un solo obiettivo, – ha spiegato Repetto – consegnarle al conte Claudio Cecchetto. Ecco, questo spettacolo mi permette di rivivere le sensazioni e le emozioni che ho vissuto con gli 883, e di riassaporare sul palco dei teatri italiani un raggio di quei pomeriggi passati con Max a scrivere le canzoni della nostra vita”.
A proposito di questo nuovo percorso dell’ex compagno di viaggio, Max Pezzali ha speso parole affettuose a Fanpage: “Sono contento che Mauro stia esorcizzando la perdita degli 883. Io l’ho metabolizzata perché c’ero e con quella roba sono andato avanti, l’ho dovuto fare, per certi versi, mio malgrado, mentre lui non ha avuto mai il tempo di metabolizzarlo, perché è passato ad altro, poi è tornato su quella cosa e sta cercando di storicizzarla e vederla in prospettiva. Credo che lui stia facendo i conti con quella cosa, poi noi continuiamo a sentirci su Whatsapp anche solo per le cazzate. Credo che adesso voglia raccontare la sua versione e fa bene a farlo perché non puoi rimanere col dubbio di non averla affrontata completamente“.
E infine: “Credo che adesso voglia raccontare la sua versione e fa bene a farlo perché non puoi rimanere col dubbio di non averla affrontata completamente. Credo che quando è salito sul palco con me a San Siro si sia reso conto di quello che avevamo fatto, del fatto che per tutta quella gente le nostre canzoni erano diventate fondamentali. Se te lo raccontano è una cosa, ma quando lo vedi capisci che è ora di affrontarlo”.