Ammonta ad oltre 283 milioni di euro il credito, che sarebbe in buona parte inesigibile, relativo agli affitti del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli. La vertiginosa cifra è emersa in un’indagine della Procura della Corte di Conti della Campania diretta dal procuratore Antonio Giuseppone e che oggi ha portato alla notifica di 15 inviti a dedurre a dirigenti ed ex dirigenti comunali e della “Napoli Servizi” (società che per il Comune si occupa della gestione, dismissione e valorizzazione del patrimonio immobiliare). Il danno erariale stimato per la sola decina di immobili finora vagliati è stimato in circa un milione.
Per tutti gli immobili commerciali del Comune di Napoli, però, l’ammanco complessivo sfiora gli 80 di milioni di euro. In questa tipologia di immobile figurano anche sedi ed ex sedi di partito e perfino un locale adibito ad attività religiose. Il Comune di Napoli – va ricordato – versa in uno stato di sofferenza finanziaria e i fondi ultramilionari per il cosiddetto “Patto per Napoli” sono condizionati dalla corretta gestione del patrimonio immobiliare. Il Comune è gravato da un debito di circa 5 miliardi di euro.
Viene anche sottolineato che le segnalazioni della magistratura contabile hanno prodotto un effetto conformativo: il modus operandi dell’amministrazione si è infatti modificato, in base alla maxi inchiesta dei magistrati contabili, scongiurando così che il danno si potesse perpetuare. Dagli accertamenti eseguiti dalla Polizia municipale di Napoli sotto il coordinamento dei pm, è emerso che le società locatarie cui la “Napoli Servizi” ha continuato a notificate inutilmente le costituzioni in mora, perdendo definitivamente i crediti, sono quasi tutte fallite. I locali, però, nel frattempo, sono stati anche occupati da altri soggetti societari – anche imprenditori piuttosto noti in città – che non hanno mai versato un euro nelle casse del Comune.
La Procura contabile ha pure messo in evidenza un aspetto della vicenda legato alla leale concorrenza tra commercianti: in sostanza chi ha avuto la possibilità di esercitare il commercio in un locale comunale per il quale non pagava l’affitto ha occupato per lungo tempo una posizione di vantaggio rispetto a chi invece, ogni mese, versava il pigione. Lo scorso novembre, la stessa procura contabile, aveva rilevato come la mancata riscossione dei canoni d’affitto avesse prodotto un ammanco da 133 milioni di euro nelle casse del Comune. In quell’occasione era stato notificato l’invito a dedurre alla preside di una scuola partenopea e ad altri sei funzionari del Comune e della società in-house Napoli Servizi in relazione a un danno erariale da 92.349 euro. Per gli inquirenti i funzionari comunali sono colpevoli di “non avere mai contestato i ritardi clamorosi della Napoli Servizi in sede di riscossione, consentendo l’accumulo nel tempo di una ingente e stratosferica morosità”.