Le università pubbliche argentine stanno protestando contro i tagli al bilancio, attuati dal governo del presidente Javier Milei, che mettono a rischio la loro sopravvivenza. Con assemblee e lezioni in strada, la comunità accademica denuncia la drammatica situazione in cui si trovano gli atenei che non hanno fondi sufficienti per potere garantire il proseguimento delle attività. Per martedì, i sindacati dei docenti e dei lavoratori universitari, insieme alle organizzazioni degli studenti, hanno indetto una manifestazione nazionale in difesa dell’università pubblica. Nella capitale Buenos Aires sono attesi migliaia di professori e studenti da tutto il Paese, ma le proteste sono organizzate anche in altre città.
Per riequilibrare i conti pubblici il governo Milei ha prorogato al 2024 il bilancio statale dell’anno precedente, votato dal Congresso alla fine del 2022. Ma l’inflazione interannuale ha raggiunto il 288%. “Siamo molto preoccupati. Tutto il sistema universitario argentino sta attraversando una situazione critica. Abbiamo meno di un terzo dei fondi necessari per fare funzionare gli atenei”, commenta a ilfattoquotidiano.it Ana Josefina Arias, decana della facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Buenos Aires (UBA). “Ma non si tratta solo del congelamento del bilancio. La politica di Milei ci parla di altro ed è in gioco una questione più profonda. Il governo sta attaccando e provando a modificare la matrice pubblica della società argentina in cui ogni persona ha diritto a studiare”.
La UBA, la più grande università del Paese dove oggi si formano più di 300.000 studenti e da cui dipendono più di 71 istituti di ricerca, ad aprile ha dichiarato di trovarsi in una situazione di emergenza a causa della mancanza di fondi. Nel suo caso il budget prorogato per il 2024 ammonta a 121 milioni di pesos. Quasi il 90% di queste risorse è destinato agli stipendi dei docenti e del personale non docente. Il resto è utilizzato per le spese di gestione come la manutenzione delle aule e dei laboratori, le assicurazioni, l’acquisto di forniture e di libri. In una nota, la UBA ha sottolineato che il budget operativo assegnato rappresenta una riduzione dell’80% in termini reali. Per ogni 10 pesos che la UBA aveva nel marzo 2023, oggi ne ha due. Sono diminuiti anche i salari dei docenti e del personale non docente: la UBA ha stimato che negli ultimi quattro mesi i salari hanno perso il 36% del loro potere di acquisto a causa dell’inflazione. Secondo i sindacati, la perdita supera il 50%. È un’incognita sapere se l’ateneo riuscirà a rimanere aperto oltre la metà dell’anno e già oggi non ha risorse per le spese di manutenzione. “Dalla fine della dittatura, questi sono i fondi più bassi che la UBA abbia mai ricevuto. La facoltà di Scienze Sociali non riesce più a sostenere spese basilari come pagare l’elettricità, il mantenimento degli ascensori o la pulizia”, prosegue la decana Arias. “Per non parlare delle altre attività. Oggi non abbiamo i fondi per condurre ricerche e studi sul campo. Come corpo docente, insieme agli studenti, ci stiamo mobilitando contro questa situazione”.
Il Consiglio superiore della UBA in una delibera ha indicato le misure di austerità da adottare per affrontare l’emergenza. Tra queste, ci sono lo spegnimento dell’aria condizionata e dell’illuminazione nelle aule, negli uffici e negli spazi comuni in cui durante il giorno si può usare la luce naturale, oltre all’uso limitato degli ascensori. Sono state sospese le borse di studio. La situazione è molto critica per le facoltà che devono sostenere spese elevate per le loro attività come Medicina, Odontoiatria, Veterinaria, Scienze Esatte e Naturali. A essere colpiti sono anche i sei ospedali gestiti dall’ateneo dove non solo si insegna ma si assistono anche più di mezzo milione di pazienti all’anno. L’ospedale Clínicas, gestito dalla facoltà di Medicina, ha dichiarato di stare operando al 40% delle sue capacità a causa della mancanza di fondi.
“Cuidamos lo que funciona” è la campagna pubblica che la UBA sta portando avanti per ottenere nuove risorse, sottolineando che il congelamento del bilancio avrà la conseguenza di tenere meno lezioni, avere meno borse di studio e fare meno ricerca scientifica, oltre a diminuire la sicurezza nelle facoltà. La campagna inoltre evidenzia i risultati ottenuti dall’ateneo. L’Università di Buenos Aires è tra le cinque migliori università dell’America Latina secondo la classifica del Center for World University Ranking, del Shanghai Global Ranking of Academic Subjects e del QS World University Ranking che la colloca anche tra le prime 100 università al mondo. “Per il popolo argentino l’educazione pubblica e le università hanno sempre avuto un valore fondamentale. La UBA fa parte di un sistema che ha rilevanza non solo per i risultati che ottiene, anche a livello internazionale, ma per le possibilità che offre agli studenti”, conclude Arias. “Qui i giovani di diverse provenienze si incontrano e si formano esercitando il pensiero critico. Le università sono uno spazio plurale in cui si valorizzano le opinioni differenti. Sono centrali per la democrazia che vogliamo costruire”.