Non è la prima volta che la Corte di Cassazione parla di “obbligo di omologazione” per gli autovelox. Lo aveva già fatto negli anni passati: questa volta però scrive, nero su bianco e in maniera chiara, che non basta la sola “approvazione” dello strumento da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ma è necessaria anche “l’omologazione” del ministero della Sviluppo economico (oggi ministero delle Imprese e del Made in Italy). Due procedure distinte, secondo i giudici della seconda sezione civile del Palazzaccio, che per questa ragione hanno dato ragione a un automobilista veneto che ha ottenuto l’annullamento della multa per eccesso di velocità. C’è però un altro dato da tenere in considerazione. In Italia nessun autovelox è omologato e semplicemente perché mancano il regolamento ministeriale che doveva stabilirlo e gli “standard europei e nazionali”. Gli autovelox, così, sono solamente approvati dal Mit. E quindi adesso cosa succede? Tutte le multe sono annullabili? È necessario e utile fare ricorso?

La confusione normativa e le sentenza – Il problema della distinzione o equiparazione tra omologazione o approvazione dei dispositivi di controllo della velocità risale nel tempo e nel corso degli anni ha più volte conquistato le pagine dei giornali. Le sentenze di merito sono state tante e a volte hanno dato ragione agli automobilisti, altre volte no. Nel corso degli anni il ministero delle Infrastrutture e trasporti è più volte intervenuto per chiarire la “sostanziale equivalenza” tra “le procedure di omologazione e quelle di approvazione” e la conseguente “validità” dei dispositivi anche solamente approvati: per farlo il ministero ha citato tutte le norme dove si parlava di omologazione “o” approvazione, ritenendo pacifico che si trattasse di un’alternativa. La Cassazione, invece, smonta la ricostruzione del ministero puntando tutto sull’articolo 142 del Codice della strada: “Per la determinazione dell’osservanza dei limiti di velocità sono considerate fonti di prova – si legge al comma 6 – le risultanze di apparecchiature debitamente omologate”.

Chi può fare ricorso? – E se nessun autovelox è omologato, le sanzioni sono nulle per tutti? La decisione della Suprema corte ha creato tanta confusione. Innanzitutto non cambia nulla per le multe già pagate o quelle per cui siano scaduti i termini (30 giorni per il ricorso al giudice di pace, 60 giorni davanti al Prefetto). Chi invece è ancora in tempo per fare ricorso o chi riceverà una multa nei prossimi giorni probabilmente potrebbe avere qualche possibilità in più di vedersi la multa annullata, dopo aver richiesto l’accesso agli atti al Comune (o all’ente di competenza) per chiedere se l’autovelox era o no omologato. Bisogna tenere presente che qualora il ricorso al Prefetto dovesse risultare rigettato il destinatario della sanzione sarebbe costretto al pagamento raddoppiato della multa.

È scontato l’annullamento della multa? – Non ci saranno, di certo, annullamenti di massa. Il risalto mediatico ottenuto dalla decisione della Cassazione rischia di causare un fiume di ricorsi: ma per il ricorrente non c’è nulla di scontato. L’ordinanza della Suprema Corte non si applica automaticamente agli altri casi e, tra l’altro, il giudice di merito non è obbligato a seguire quell’orientamento. Per assurdo, se una nuova causa arrivasse in Cassazione i magistrati del Palazzaccio potrebbero anche cambiare opinione. Proprio nell’ultima ordinanza gli stessi giudici definiscono la questione “obiettivamente controvertibile (anche per quanto emergente dalla non univoca giurisprudenza di merito formatasi al riguardo)”. Intanto dal ministero assicurano di essere al lavoro per cercare di risolvere il problema. Unico modo per chiudere, una volta per tutte, una questione aperta da decenni.

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