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Istat, il governo propone Chelli come nuovo presidente: istituto senza una guida da oltre un anno per le barricate su Blangiardo

Dopo l’addio del governo alla speranza di poter mantenere Gian Carlo Blangiardo alla guida dell’Istat, il Consiglio dei Ministri, nella serata di martedì, ha avviato la procedura per la nomina del professor Francesco Maria Chelli alla guida dell’Istituto nazionale di statistica. Nel comunicato finale del Cdm si legge che è stato deliberato “su proposta del ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, l’avvio della procedura per la nomina del prof. Francesco Maria Chelli a Presidente dell’Istituto nazionale di statistica (Istat)”.

Si conclude così, salvo colpi di scena, una telenovela durata più di un anno, con l’Istituto che era rimasto così con un presidente ad interim, ossia proprio Chelli. Tutto perché la maggioranza, in particolar modo la Lega alla quale Blangiardo è più vicino, non si rassegnava a non rinnovarlo, dopo il suo mandato dal 2019 al marzo 2023. Ma per raggiungere l’obiettivo era necessaria la maggioranza qualificata e dunque il sostegno dei voti anche di parte dell’opposizione. Un sostegno che non è mai arrivato.

Così si è andati avanti fino al marzo scorso, quando a certificarlo è stato l’ufficio di presidenza dell’organismo parlamentare durante il quale il presidente Nazario Pagano ha informato che “il 5 marzo il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha comunicato in Assemblea il ritiro della richiesta di parere parlamentare sulla nomina”. Sulla sua riconferma pesava anche una legge, che molti avevano definito ad personam, riguardo al suo compenso: Blangiardo, da pensionato, ha guidato dal 2019 a inizio 2023 l’istituto di statistica a titolo gratuito. Una volta terminato, il centrodestra per rinnovarlo aveva cambiato con il decreto Pnrr la norma della legge Madia che consentiva l’assunzione di pensionati nella Pubblica amministrazione solo se impiegati a titolo gratuito. In questo modo il demografo, la cui gestione ha ampiamente scontentato i dipendenti dell’ente, avrebbe potuto ricevere anche un lauto compenso. Il muro delle opposizioni e le proteste degli stessi dipendenti Istat hanno però sventato l’ipotesi.